Siccità, fiume Po in secca: "Centellinare l'acqua per tutti gli usi"

Lo ordina l'Osservatorio che ha anche allertato come il cuneo salino abbia raggiunto i 21 chilometri e quindi l'irrigazione dovrà diminuire del 20%. Martedì cabina di regia regionale sullo stato d'emergenza

Bologna, 20 giugno 2022 - E' allarme siccità e caldo anomalo. Il Po è in secca come non si era mai visto. "Razionalizzare e centellinare l'utilizzo (per tutti gli usi) dell'acqua disponibile": è l'imperativo emerso dalla riunione di oggi dell' Osservatorio permanente sugli utilizzi della risorsa nel bacino del Po (ormai ribattezzato delle "crisi idriche" e convocato oggi per l'ottava volta in un mese a 10 giorni dall'incontro precedente) per fare il punto sullo stato di "grave siccità" che attanaglia il bacino del "grande fiume". Alcune regioni (Piemonte e Emilia-Romagna) hanno già inoltrato la richiesta al Governo Draghi dello stato di emergenza alla luce anche del protocollo sugli impieghi di acqua, che per legge prevede dapprima quelli civili per le forniture del comparto idropotabile, poi quello agricolo, poi via via tutti gli altri.

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"L'imperativo categorico- sottolinea il segretario dell'Autorità di bacino del Po Meuccio Berselli- è salvaguardare come raccomandato dalle direttive comunitarie la portata del Grande fiume attuando rapidamente tutte le azioni possibili per rendere quanto più efficace e proficuo l'uso della risorsa disponibile lungo l'alveo, gestendo l'acqua più dinamicamente". La " siccità estrema con severità idrica alta ci obbligherebbe ad un cosiddetto 'semaforo rosso' che bloccherebbe ogni tipo di uso, consentendo solo quello idropotabile, ma grazie ad alcuni provvedimenti mirati utili, per quel che resta in termini di quantità disponibile, assicuriamo la continuità dell'irrigazione, pur se in misura ridotta", aggiunge Berselli.

Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna i nodi critici segnalati sono quelli del Cer (Canale Emiliano Romagnolo) che serve all'agricoltura della Romagna e dell'Emilia orientale e la crisi idrica molto accentuata nell'area dell'Emilia occidentale, specie nelle province di Parma e Piacenza, fino all'Enza e poi in parte del modenese e in tutta la zona ferrarese e bolognese. Per l'Anbi, l'associazione nazionale dei Consorzi di bonifica, "il fabbisogno è al picco massimo e le temperature aggravano il contesto. Misure restrittive sono già in atto con turnazioni di prelievo, ma con i volumi attuali si avranno perdite di produzione". Inoltre "gli impianti di prelievo sono già quasi al fermo delle stazioni di pompaggio, stopparne l'uso potrebbe comportare alla riattivazione ulteriori tempistiche di ritardo". Utilitalia, che gestisce l'acqua idropotabile conferma: "I livelli di attenzione sono altissimi per poter intervenire anche in somma urgenza nel peggiore dei casi e con ausilio di autobotti o altre reti disponibili (14 in regione). L' osservatorio tornerà a riunirsi il prossimo 29 giugno.

Il cuneo salino ha raggiunto i 21 chilometri

Il cuneo salino nel Po ha raggiunto i 21 chilometri: è questo uno dei dati più allarmanti emersi dall'osservatorio per il Po, convocato dall'autorità di bacino a Parma, per fare il punto della situazione. Quando la portata è troppo debole, infatti, l'acqua salata del mare 'risale' lungo il corso del fiume, rendendola però inutilizzabile per l'irrigazione. A Pontelagoscuro, nei pressi della città di Ferrara, è stata registrata una portata di 180 metri cubi al secondo, sintomo di uno stato di "estrema gravità idrica".

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Tuttavia, lo stesso osservatorio  dall'osservatorio sul Po ha indicato di proseguire con l'irrigazione, nonostante la situazione sia da 'semaforo rosso". La proposta arrivata è quella di un provvedimento transitorio per equilibrare l'uso dell'acqua rimasta: diminuire i prelievi del 20% per continuare comunque l'irrigazione, ma garantire l'afflusso di acqua anche al Delta.

Il sindaco di Ferrara: "Fa paura vedere il Po in queste condizioni"

"È un momento difficile, fa paura vedere il Po in queste condizioni: sono giorni decisivi per le nostre produzioni e servono scelte unitarie, che vadano nella direzione comune di uscire dall'emergenza e di dare una risposta strutturale alla cronica mancanza di acqua stagionale, che quest'anno ha assunto contorni drammatici. Per questo ho sollecitato anche momenti di confronto con, e tra, gli enti locali, che auspichiamo avvengano con celerità: serve raccordare le scelte e le misure, evitando frazionamenti. Il nostro appello per la richiesta dello stato di emergenza è stato accolto, ora ci aspettiamo il massimo coinvolgimento dei sindaci e delle associazioni, per dare risposte immediate e anche per ragionare sul futuro e per uscire da logiche di emergenza continua". Così il sindaco di Ferrara Alan Fabbri questa mattina a Mattina24 su Rainews24.

"Troppo a lungo - ha detto il sindaco - si è data per scontata la tenuta del sistema, ma quando, come quest'anno, la situazione si è fatta particolarmente critica, il sistema ha mostrato tutti i suoi limiti, tra inadeguatezza infrastrutturale nella raccolta dell'acqua piovana, sprechi e perdite. Abbiamo il dovere di tutelare e adattare ai tempi un tessuto idraulico realizzato nei secoli, che ha fatto delle nostre terre luoghi di produzioni di eccellenza. Da qui discende la tutela del lavoro, delle imprese, del prodotto, dell'agricoltura, dell'ambiente".

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Priolo: "Orientati a dichiarare lo stato d’emergenza regionale"

“Alla luce anche delle risultanze odierne dell’Osservatorio del distretto del Po che ha dichiarato severità idrica rossa, il nostro orientamento è quello di arrivare alla dichiarazione dello stato di emergenza regionale, utile e prodromica alla richiesta dello stato di emergenza nazionale. Domani, dopo la cabina di regia regionale, quasi certamente assumeremo una decisione in tal senso. Ribadiamo come servano interventi rapidi per rispondere alla crisi che stiamo vivendo e altri, strutturali, per risolvere una situazione che ormai si ripete ogni anno. In entrambi i casi serve l’intervento del Governo e la realizzazione di misure e progetti nazionali. Bene, in tal senso, l’impegno a intervenire arrivato dai ministri competenti e dal capo della Protezione civile nazionale”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, Irene Priolo, dopo la riunione dell’Osservatorio per il Po convocato questa mattina dall’Autorità di bacino a Parma.

La situazione verrà esaminata nel pomeriggio di domani, martedì 21 giugno, a Bologna, nel corso della cabina di regia ad hoc per gestire l’emergenza convocata dalla Regione. Assieme ai settori regionali Ambiente, Protezione civile, Arpae e Agricoltura, a fare il punto sui primi interventi da attuare sono stati chiamati i gestori del settore idropotabile, Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi Idrici e rifiuti), Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari), Consorzio Canale emiliano-romagnolo, Enel, Aipo e, naturalmente, l’Autorità di distretto del Po.