Social buoni o cattivi? Dipende dall’uso

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Pierfrancesco

Giannangeli

Finora il tema era riservato alla riflessione sull’atomica, che, nostro malgrado, è pure tornata di moda ultimamente. Ci siamo chiesti per decenni se poteva esistere un uso buono di un’arma di distruzione di massa come "la bomba h". Sul tema, le risposte sono state molteplici. Alcuni giorni fa invece si è aperta una questione sull’arma di distrazione di massa del nostro tempo: i social. L’argomento, pure non proprio nuovo, è stato rivitalizzato dalla richiesta della senatrice a vita Liliana Segre rivolta alla influencer Chiara Ferragni di fare una visita, e ovviamente parlarne con la sua potenza di fuoco social, al Memoriale della Shoah di Milano che si sviluppa nella pancia della Stazione Centrale, sotto al famigerato Binario 21 da cui per più due anni (dal 6 dicembre 1943 al 15 gennaio 1945) partirono i treni diretti ai campi di sterminio per gli ebrei e a quelli di concentramento per i prigionieri politici. L’obiettivo della richiesta è far conoscere ai 27 milioni di follower, per lo più giovani, cosa avvenne in quel luogo e più in generale cosa sia stato l’Olocausto. Di qui la domanda: esistono social buoni e social cattivi, o meglio, esiste un uso positivo e uno negativo dello strumento? Se una persona di rare intelligenza e sensibilità come Liliana Segre si rivolge a chi usa in maniera magistrale, da vera professionista, i social, allora la risposta è sì. C’è poco da fare, il mondo è cambiato e la comunicazione pure. E tali cambiamenti sono velocissimi, stargli dietro è un vero e proprio lavoro. Dunque, se lo strumento aiuta la conoscenza, che sia benedetto il suo uso, piaccia o meno. Se, al contrario, diventa veicolo di teorie di fantasia, astruse fino a essere pericolose, allora è meglio darsi una calmata nello smanettare sullo smartphone. Chi decide il confine tra buono e pessimo? Ecco, questo è il vero problema e finora tutte le possibili soluzioni, avanzate o adottate, si sono rivelate imperfette. Lavoriamoci su e vediamo cosa succede.