Spiagge libere, la paura si trasforma in rabbia "A rischio il lavoro di migliaia di famiglie"

Balneari comacchiesi sulle barricate dopo la proroga del Consiglio di Stato al 31 dicembre 2023: "Siamo sull’orlo della disperazione"

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di Valerio Franzoni

Preoccupazione e rabbia. Sono questi i sentimenti che hanno accompagnato la sentenza del Consiglio di Stato riguardo le concessioni balneari sulla costa comacchiese. Una sentenza che, di fatto, proroga le attuali concessioni fino al 31 dicembre 2023, e a decorrere da quella data potranno essere riassegnate solamente tramite gara, aprendo così alle regole della concorrenza. Una notizia che ha sconvolto le tante imprese a conduzione famigliare che, negli anni, hanno investito sui loro stabilimenti e non avranno alcuna garanzia di continuità nella loro attività. Della questione si sta interessando l’amministrazione comunale di Comacchio, le associazioni di categoria, sindacati e le imprese stesse per le problematiche che deriverebbero da tale provvedimento. "Siamo davanti a una sentenza che rischia di annientare un sistema italiano fatto di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, a tutto vantaggio di grandi imprese – sostiene l’assessore al Demanio del Comune di Comacchio, Antonio Cardi -. Si tratta di una decisione che penalizza gravemente il turismo balneare italiano, quanti in questi anni vi hanno investito e che all’improvviso oggi si trovano nuovamente in una situazione di totale incertezza. Non si può dire che le concessioni dureranno soltanto per altri due anni e poi verranno fatte le gare, senza aver prima tenuto conto del parere del parlamento. Tutto questo si traduce solo in un’occasione mancata per un reale chiarimento giuridico della vicenda, che sicuramente non si concluderà qui. La Lega continuerà con decisione a essere al fianco dei balneari per non veder cancellati decenni di storia e di investimenti di tante piccole e medie imprese italiane".

Invoca il riavvio del dialogo tra politica e associazioni imprenditoriali "per scongiurare un disastro annunciato", il presidente dei Balneari di Cna Nicola Ghedini: "Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, migliaia di aziende che hanno lavorato, investito e tenuto duro anche a seguito della pandemia, vengono ricacciate nel buio. Ancora una volta la politica non è riuscita a sciogliere i nodi di un tema estremamente complesso – spiega Ghedini - e ha costretto la magistratura a intervenire. Ora bisogna avere ben chiari i rischi che corriamo e individuare regole certe che tutelino tutti, anche gli attuali concessionari, cioè noi imprenditori". La sentenza del Consiglio di Stato, tra l’altro, stabilisce che gli attuali titolari delle concessioni potranno partecipare alle future gare, ma senza avere alcun titolo di preferenza. Senza dimenticare le conseguenze di natura sociale: "Ci sono migliaia di famiglie che fanno da sempre questo mestiere, e se lo sono tramandato di padre in figlio. Potrebbero trovarsi da un giorno all’altro senza un lavoro. Anche di questo bisognerà farsi carico". "Siamo estremamente preoccupati – rincara Luca Callegarini di Confesercenti – per una sentenza che mette a repentaglio un’economia fondamentale del Paese e il Governo dovrà prenderne atto. Se tra due anni le concessioni andranno a gara pubblica, non sono previste garanzie di continuità di gestione per coloro che, nel corso degli anni, hanno provveduto alla valorizzazione delle aree demaniali. Abbiamo già deciso di riunire il coordinamento regionale della nostra associazione, perché si preannuncia un battaglia che ci vedrà protagonisti già dai prossimi giorni. Questa situazione di grave incertezza, tra l’altro in Comune che ha un Ufficio demanio comunale da ricostruire, con pratiche per piccole sanatorie ed interventi bloccate da troppo tempo". Il referente del Sib (Sindacato Italiano Balneari) Confcommercio di Porto Garibaldi, Giuseppe Carli ritiene la sentenza inaccettabile: "Non siamo una lobby che si è approfittata di un bene dello Stato, ma persone che hanno investito, anche per dare un futuro ai propri figli, e siamo i primi difensori della natura nelle nostre concessioni demaniali. Così si portano imprese all’incertezza, sull’orlo della disperazione".