Stefano Cavalieri, la madre di Coletta: "Morto come il mio Marco”

La madre di Coletta sulla tragedia di Cavalieri, vittima di un incidente: “So cosa provano i suoi familiari”

Un carabiniere segna il punto dell’impatto tra la Bmw di Stefano Cavalieri e il parapetto davanti al canale Navigabile di Comacchio; accanto la macchina del 26enne distrutta, mentre sotto Antonella Finotti, mamma di Marco Coletta, sul luogo della tragedia di suoi figlio in via Raffanello a Baura (foto Businesspress)

Un carabiniere segna il punto dell’impatto tra la Bmw di Stefano Cavalieri e il parapetto davanti al canale Navigabile di Comacchio; accanto la macchina del 26enne distrutta, mentre sotto Antonella Finotti, mamma di Marco Coletta, sul luogo della tragedia di suoi figlio in via Raffanello a Baura (foto Businesspress)

Ferrara, 13 marzo 2023 – La testa ritorna sempre là, in via Raffanello a Baura, al 9 settembre 2005. Là, in quel tratto all’epoca senza 16 metri di guard rail, dove quella sera maledetta passò Marco Coletta, finì fuori strada, venne inghiottito dalle acque del canale e fu ritrovato 48 ore più tardi. Mamma Antonella e papà Daniele, alla notizia della tragedia di Stefano Cavalieri, sono ripiombati nell’incubo.

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Antonella come ha saputo di Stefano?

"Sui social si parlava di un ragazzo scomparso. Ma nessuno sparisce, c’è sempre un dove finisce. E dove vuoi che vada un bravo ragazzo, che è a poca distanza da casa e ha appena salutato i suoi amati genitori? Non scompare nel nulla, non vuole andarsene via".

Giovane, vicino a casa, aveva salutato da poco i genitori, uno che non beveva e aveva la testa sulle spalle. Proprio come Marco...

"Già. Tante analogie con l’incidente di mio figlio. Unica differenza è che da noi mancava quella maledetta protezione. Ho pregato tanto per Stefano, io e mio marito abbiamo rivissuto quei terribili momenti: il cellulare di Marco muto, notte e giorno a cercarlo, fino a quando lo recuperarono nel canale. Trovarono le tracce della sua macchina alle 10 di mattina, rimanemmo seduti lungo il canale fino alle 14. E la nostra vita finì lì".

Servirà un’autopsia per capire cosa potrebbe aver provocato l’incidente di Cavalieri, bisognerà analizzare lo stato della strada e della paratia. Che idea si è fatta?

"Nessuna e non mi permetterei di dire nulla. Ho sentito già qualcuno parlare di velocità o di cose simili, lo fecero anche con Marco. Poi la storia fu tutta un’altra. Non puntiamo il dito sul guidatore, basta".

Cosa provocò lo schianto di vostro figlio?

"Quella strada lo portò fuori. Aveva zero sia di alcol che di droga, non fu un malore e nemmeno un colpo di sonno perché Marco era abituato a studiare ogni notte. Una sterzata e la strada lo tradì".

La vostra battaglia finita fino a Strasburgo resterà per sempre un esempio di forza, coraggio, rabbia e soprattutto di desiderio di cambiare le cose, migliorare la sicurezza stradale. Oggi si sta facendo abbastanza?

"Tanto ma ancora non basta. Sicuramente molto di più rispetto al 2005 quando mancavano 16 metri di protezione. Oggi il guard rail di via Raffanello continua a salvare vite, le ultime anche la settimana scorsa. Ma nessuno ne parla. Basta dare solo la colpa a ubriachi o drogati alla guida, ci sono persone per bene che impattano in mancanze delle istituzioni e che perdono la vita. Qui dobbiamo migliorare. Facciamo sicurezza ovunque".

Tornando alla tragedia di Comacchio, cosa si sentirebbe di dire alla famiglia Cavalieri in questo momento?

"Che io e Daniele capiamo benissimo cosa stanno provando e proveranno da oggi in poi. Mi piacerebbe conoscerli, li vorrei abbracciare e portare un po’ di conforto, di solidarietà. Noi siamo qui".