MARIO BOVENZI
Cronaca

Stop al cibo falso in tavola. I giovani fanno squadra: "Difendiamo le campagne"

La raccolta delle firme per tutelare il made in Italy al mercato di Coldiretti "Filiera sballata, noi prendiamo le briciole sugli scaffali prodotti a peso d’oro" .

I giovani agricoltori Coldiretti mostrano il testo della petizione

I giovani agricoltori Coldiretti mostrano il testo della petizione

Alessandro Padovani ha un sorriso un po’ contagioso. E’ dietro il bancone, al mercato coperto di Campagna Amica Ferrara, in via Montebello. Insieme ad un gruppo di agricoltori Coldiretti, tutti giovani come lui, stanno raccogliendo le firme per difendere il made in Italy, i loro prodotti, il loro lavoro quotidiano. Dice: "La mia campagna è a Quartesana, resisto. Perché coltivare la terra al giorno d’oggi è veramente un’impresa quasi impossibile. Un esempio? Pesche, albicocche e fragole a noi vengono pagati briciole, nei negozi li rivediamo con prezzi maggiorati. in alcuni casi c’è un salto di tre euro dai filari agli scaffali. La filiera è sballata, c’è qualcosa che non funziona alla radice".

Sofia Ricci invita a firmare la proposta di legge per l’obbligo di mettere sull’etichetta – scritto bello chiaro – l’origine dei prodotti alimentari ed in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Anche lei è giovane, anche lei ha scelto di restare in campagna. Nell’azienda di famiglia, a Portomaggiore. "Ho frequentato il liceo classico, mi sono diplomata. A quel punto ho scelto, ho seguito i consigli di mio padre, per costruire il futuro in questo mondo, quello dell’agricoltura". Le difficoltà non mancano, le elenca. "I cambiamenti climatici sono devastanti, passiamo dalle grandi siccità a periodi di pioggia continua. Come del resto è successo fino a poco tempo fa". E adesso invece si brucia tra solchi e capezzagne. Il mercato è affollato, alle bancarelle con i prodotti a chilometro zero si affollano donne, famiglie, qualche ragazzo che esce con le sportine gonfie di freschezza. Sofia prosegue: "L’altro flagello sono gli animali selvatici, le nutrie certo. Ma anche le oche, spazzano via un campo in poche ore". Ha ascoltato i consigli di suo padre, come forse lui ha fatto con il nonno. Lei rappresenta la terza generazione, trenta ettari di cereali – grano e soia – da portare avanti.

Il gruppetto di giovani agricoltori è guidato da Stefano Bellini, delegato provinciale Coldiretti. Al suo fianco il segretario Marco Gelli. L’imperativo che li unisce, "stop al cibo falso", alle etichette ingannevoli, a quei nomi che spacciano una fettaccia gialla per formaggio doc. "Sono duemila – precisa Bellini – i pescatori nella nostra provincia, fino a qualche anno fa la maggior parte erano allevatori e produttori di vongole. Ora quel mondo è cambiato, quasi scomparso. E’ arrivato il granchio blu, il settore è in crisi". Lui porta avanti una tradizione, si chiama pesca con le reti da posta, i cefali rimangono intrappolati nelle maglie. Una volta era così che i pescatori si guadagnavano la giornata.

E di pesca vive anche Jessica Finotelli, viene da Porto Garibaldi e fa i mercati. Il marito e il fratello si alzano invece la notte per andare in mare. "E’ la nostra vite", dice. La vita di Nicola e Anna Orpelli, anche loro giovani, sono le arnie, le api, il miele. "Il clima, l’habitat che cambia. Forte il rischio di estinzione per questi insetti, la produzione di miele è calata. Molto calata".