"Subsidenza, la nostra lunga lotta Allagamenti sempre più frequenti"

Zappaterra, consigliere regionale Pd: "Delta, territorio fragilissimo. Difendiamolo con il no alle trivelle

Migration

di Mario Bovenzi

Il Delta, un angolo di paradiso dal fragile equilibrio. La mareggiata che ha spazzato via barche e allagato paesi e porti portando la paura è l’ultima dimostrazione di una natura che si ribella. Una quadro nel quale si inserisce, come un cuneo, l’incubo delle trivelle. "La contrarietà alle concessioni nel Delta non nasce da una sindrome nimby di matrice ferrarese o dalla mancata consapevolezza sull’emergenza energetica, ma dal fatto che la subsidenza qui è un problema con il quale combattiamo da anni e nemmeno i fondi stanziati dalla Regione per gli interventi legati a questo fenomeno sono più sufficienti. C’è grande preoccupazione nelle imprese della pesca e turismo, come sta avvenendo nel Veneto". Marcella Zappaterra, consigliere regionale Pd, ama guardare in faccia la realtà. E’ un po’ la paladina del mondo della pesca, che chiede aiuto contro le trivelle. Pronto a protestare.

Siamo davanti ad opposte versioni

"Aldilà di tutte le legittime opinioni vorrei stare agli atti che gli enti del territorio hanno espresso in questi ultimi 10 anni nelle conferenze di servizi per le procedure di Via sulle richieste di estrazione idrocarburi nel Basso Ferrarese"

Quali sono questi atti?

"Le delibere della Provincia del 2010, del Consorzio di Bonifica del 2015, quella del Comune di Comacchio sempre del 2015. In questi documenti emerge che il nostro territorio è fragile e la subsidenza mette a rischio il sistema della bonifica proprio nella protezione dagli allagamenti. Guardiamo cosa è successo sulla costa. La colpa non è solo del cambiamento climatico che pure ha peggiorato il problema, ma soprattutto dell’abbassamento del terreno. I dati delle livellazioni sono pubblici, c’è un’ampia letteratura scientifica non solo di Arpa sulla subsidenza nel nostro territorio"

Un fantasma che rispunta dal passato

"E’ un fenomeno gravissimo che comporta costosi interventi di difesa dal mare, che mette in difficoltà l’agricoltura per l’avanzare del cuneo salino, che genera squilibrio nelle reti idrauliche e fognarie, che aumenta la vulnerabilità degli edifici nelle aree urbane"

Cosa è stato fatto?

"Il 3 aprile del 2021 nella deliberazione numero 2 della Comunità di Parco i sindaci all’unanimità hanno espresso contrarietà al rilascio di nuove estrazioni o al rinnovo di quelle esistenti, ma anche a quelle in mare. Dobbiamo essere coerenti, si sta investendo su quell’area per valorizzare la vocazione ambientale anche con il Pnrr, difficile pensare di coniugare la Riserva dell’Unesco con le trivelle"

Il fronte del no è ampio

"Ampio e con mille pezze d’appoggio. Tra queste il Pitesai (piano per la transizione energetica sostenibile) redatto da Ispra l’anno scorso, non 50 anni fa e non certo di un organo politico. Il testo evidenzia l’esclusione di tutto l’Alto Adriatico a causa della subsidenza. Siamo consapevoli della crisi energetica e abbiamo messo in campo il massimo sforzo a partire dalle comunità energetiche, al rigassificatore, agli impianti per le rinnovabili. Su queste sarebbe opportuno che il governo accelerasse piuttosto che sulle trivelle".

Dicono che le moderne estrazioni non provocano danni

"Se è così bene, come ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia, se c’è qualcuno in grado di ‘certificare’ che non ci sono rischi (e di pagare in caso di danni aggiungo io) si faccia avanti. Ma non possiamo permetterci di scoprire tra qualche anno che per risolvere il nodo dell’energia abbiamo devastato irrimediabilmente il territorio".