Suicidio in carcere a Ferrara, tre indagati: il giallo del lenzuolo nella cella

La procura ha chiuso l’inchiesta sul decesso di un ragazzo di 29 anni, avvenuta poco dopo l’arresto. Due poliziotti penitenziari e un medico accusati di omicidio colposo. In archivio le posizioni di altri agenti

Agenti di polizia penitenziaria (immagine di repertorio)

Agenti di polizia penitenziaria (immagine di repertorio)

Ferrara, 10 settembre 2022 - Due operatori della polizia penitenziaria e un medico. Sono le persone che, secondo la procura, devono rispondere del suicidio di un 29enne di Cento, trovato morto nella sua cella il primo settembre del 2021 a nemmeno 24 ore dal suo arresto. A un anno dalla tragedia, le indagini sono concluse. Inizialmente erano cinque i nomi iscritti nel registro degli indagati. Per due di loro, però, il procuratore capo Andrea Garau e il sostituto Fabrizio Valloni hanno chiesto al giudice l’archiviazione. Sono entrambi agenti di polizia penitenziaria, ma uno non era in servizio quel giorno, mentre per l’altro non sarebbero stati ravvisati elementi tali da portare avanti l’accusa. L’avviso di fine indagine riguarda invece Annalisa Gadaleta, comandante della polizia penitenziaria dell’Arginone, l’ispettore Patrizia Fogli e la dottoressa Giada Sibahi, il secondo medico che ha visitato il 29enne. L’ipotesi di reato è omicidio colposo.

L’obiettivo degli inquirenti è capire in primis se il ragazzo potesse essere salvato, considerando che prima dell’arresto aveva già manifestato intenti suicidi. In secondo luogo, si cerca di comprendere cosa sia andato storto nella catena di gestione e assistenza del detenuto, dal momento in cui è stato arrestato a quello in cui è stato trovato impiccato con un lenzuolo nella sua cella. E proprio quel lenzuolo potrebbe essere un elemento centrale per i prossimi sviluppi.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, infatti, dopo aver visitato il 29enne riscontrando il rischio suicidiario e chiedendo la cosiddetta ‘Grande sorveglianza’, Sibahi non avrebbe comunicato in maniera esauriente la situazione del detenuto. E in particolare un suo riferimento alle lenzuola come possibile strumento per togliersi la vita. Fogli, incaricata della sorveglianza la sera del 31 agosto 2021, non avrebbe invece attuato adeguatamente la ‘Grande sorveglianza’, omettendo di ordinare la rimozione delle lenzuola dalla cella del 29enne. La comandante, infine, avrebbe attuato il provvedimento in maniera inadeguata o comunque inefficace.

Conclusa la fase delle indagini preliminari ora la palla passa ai legali dei tre indagati, l’avvocato Alberto Bova per Gadaleta e Fogli e l’avvocato Donato La Muscatella per Sibahi. "Siamo fiduciosi di riuscire a dimostrare che non può esserci addebitato nessun profilo di colpa – ha dichiarato l’avvocato Bova, contattato dopo che il Carlino ha appreso la notizia della fine delle indagini –. Chiederemo di essere interrogati per chiarire la nostra posizione".

L’antefatto

Le indagini sulla tragedia sono iniziate all’indomani della morte del giovane, originario di Pieve di Cento ma da tempo domiciliato a Cento. Il 29enne (i cui familiari sono persone offese con l’avvocato Antonio De Rensis) era stato arrestato dai carabinieri per droga e porto abusivo di un’arma ed era all’Arginone in attesa dell’udienza di convalida. Udienza alla quale non arrivò mai.