Omicidio Tartari, Ruszo scrive dal carcere al Carlino: «Chiedo scusa»

Il diciannovenne slovacco arrestato con Pajdek e Fiti risponde alle nostre domande: «Non volevamo uccidere, eravamo drogati. Ora mi vergogno»

Patrick Ruszo ha portato la polizia nel casolare dove  la banda aveva abbandonato Tartari

Patrick Ruszo ha portato la polizia nel casolare dove la banda aveva abbandonato Tartari

Ferrara, 24 febbraio 2015 - Patrick Ruszo, ad appena 19 anni e con una figlia a carico, perché ha deciso di buttare via tutta la sua vita in quel modo orrendo uccidendo Pierluigi Tartari?

«In quel momento non sapevo cosa stavo rischiando perché Pajdek aveva dato a noi la droga. Eravamo drogati. No, non capivo che razza di male stavo commettendo».

Perché quella rapina? Ma soprattutto perché accanirsi contro una persona di 77 anni, sola, inerme, indifesa?

«Tartari, nella colluttazione, aveva visto Pajdek in faccia e quest’ultimo aveva paura di essere riconosciuto. Così ha deciso di portarlo via, in quel casale».

Cosa vi ha spinto fino ad Aguscello?

«Pajdek conosceva bene la zona e sapeva benissimo cosa trovare da Tartari: tanti soldi. Inoltre era vecchio e solo. Era un colpo facile».

Tutto era nato come un ‘normale’ furto. Poi la situazione è degenerata. Cosa è scattato nelle vostre teste?

«Pajdek aveva timore che Tartari potesse bloccare il bancomat».

Lo avete ucciso per due soldi, si rende conto?

«Quando lo abbiamo lasciato nel casolare, avevamo paura che gridasse. Quindi è stato bendato in bocca perché nessuno lo sentisse. Ma non volevamo ucciderlo. Neanche Pajdek voleva farlo».

Scusi, non volevate ucciderlo e lo avete lasciato incaprettato, imbavagliato e ferito in quel casolare nascosto dalla vegetazione e dimenticato da Dio. E voi siete scappati...

«Pajdek aveva detto che non era legato tanto e forse sperava che potesse liberarsi».

Patrick, nessuno di voi si è mai pentito.

«No, io mi sono pentito. E l’ho fatto subito. Non sapevo andasse a finire in quel modo. Chiedo scusa alla famiglia Tartari. Io eseguivo gli ordini che mi dava Pajdek in cambio di denaro e droga».

Sa che rischia l’ergastolo?

«Sì. Ma ho collaborato con la polizia. Quando mi hanno arrestato ho immediatamente confessato ogni cosa e ho accompagnato gli inquirenti nel casolare dove avevamo lasciato il pensionato. Io e mia madre, poi, abbiamo aiutato gli inquirenti a fare arrestare Pajdek. Ho sempre risposto a tutto e ho collaborato».

Ma questo potrebbe non bastare ad evitarle il carcere a vita.

«Mi sono vergognato per quello che ho fatto. E mi vergogno ogni giorno che passa».