Sos granchio blu. Il campanello d’allarme si leva dal mondo delle cooperative aderenti a Legacoop Estense. La situazione a Goro e Comacchio resta assai preoccupante, migliaia sono le famiglie che vivono della pesca delle vongole. Famiglie che ormai non hanno più reddito.
"Rimane per ora senza un’adeguata risposta la richiesta al Governo, da parte di associazioni e delle istituzioni, di misure utili a contrastare l’emergenza del granchio blu, anche sul piano delle azioni di contenimentoal crostaceo". A dirlo è Paolo Barbieri, presidente di Legacoop Estense, durante l’appuntamento con i giornalisti per fare il punto sui dati principali legati all’andamento delle cooperative aderenti a Legacoop Estense, e le prospettive a breve-medio termine. Il focus territoriale resta il grande incubo della nostra costa. I pescatori, ormai senza più un reddito, non sono più nelle condizioni di continuare a pescare e smaltire il granchio (sono oltre 10.000 i quintali raccolti in questi mesi, a spese proprie). "Ora vanno destinate risorse alla raccolta e allo smaltimento – così prosegue Barbieri – per evitare una proliferazione incontrastata del granchio blu, con danni inquantificabili non solo per il settore dell’acquacoltura". Allarghiamo lo sguardo alla situazione delle coop tra Ferrara e Modena. "Legacoop Estense – prosegue Paolo Barbieri entrando nei dettagli – associa oggi 200 cooperative, pari a 3.022 sedi locali e imprese consorziate sui territori di Modena e di Ferrara, che nel 2022 hanno prodotto e distribuito ricchezza per oltre 7,75 miliardi di euro, in crescita di una percentuale del 5% rispetto al 2021. Soci e socie ammontano a 480mila unità, un numero che - se consideriamo gli abitanti dei territori "estensi" - conferma il forte radicamento cooperativo sulle due provincie: un abitante su due è socio di una cooperativa".
Intergenerazionalità, patrimonializzazione e longevità sono parole chiave che caratterizzano le scelte delle cooperative. Le assemblee dei soci hanno deciso di destinare a riserva l’88% dell’utile che è stato prodotto, distribuendosene solo il 9 % (il restante 3% va per legge al fondo per lo sviluppo cooperativo). Relativamente alle previsioni di chiusura dell’anno in corso, la prevalenza delle imprese consultate stima il giro di affari in aumento (41%) o stabile (36%), a fronte però di una riduzione del risultato netto (solo il 26% lo prevede in crescita, contro il 37% che lo prevede stabile e la stessa percentuale che lo indica in flessione). Anche per il 2024 si prevede un aumento del valore della produzione accompagnato però da una sensibile riduzione di quelli che sono i margini. Sulle prospettive per il prossimo anno persistono dinamiche che impattano negativamente sui bilanci, quali gli adeguamenti contrattuali non accompagnati da un’adeguata revisione dei prezzi – tema molto caro alle cooperative, che non vedono in questo momento riconosciuto il valore dei servizi che vengono prestati – l’andamento dell’inflazione e dei tassi di interesse, e le difficoltà di reperimento del personale.