In occasione del 2 giugno sono state ricordate a Ferrara le 21 ’madri costituenti’, di cui però è stata fornita un’immagine oleografica, mentre sarebbe il caso di ricostruire le vicende personali senza sottacere gli aspetti più dolorosi.
Prendiamo il caso di Teresa Noce, antifascista, "rivoluzionaria professionale" (come si autodefinì), partigiana combattente, sopravvissuta ai campi della morte in Germania, moglie di Luigi Longo. Sindacalista in prima linea per i diritti dei lavoratori, fu grazie a lei che arrivammo nel 1950 ad avere una legge avanzata per la tutela della maternità. Di Longo tutti sanno che è stato uno dei capi della Resistenza, poi segretario e presidente del Pci. Meno nota è la figura della consorte. Eppure Teresa Noce, nome di battaglia Estella, è stata una grande figura della nostra storia repubblicana. L‘interesse di partito e la convenienza politica hanno gettato per troppo tempo la polvere dell’oblio su Teresa Noce, a causa una vicenda personale e politica che lei visse come una ferita profonda: l’annullamento del suo matrimonio con Longo, dopo quasi 30 anni e tre figli, avvenuto "a sua insaputa" (come scrisse) e poi coperto dai vertici del partito. Una vicenda che per Teresa rappresentò un trauma "grave e doloroso più del carcere, più della deportazione" (come scrisse nella sua autobiografia) e che la spinse – dopo essere stata emarginata dai vertici del Pci – ad abbandonare l’attività parlamentare per dedicarsi solo a quella sindacale e alla scrittura. La Cgil, tuttavia, si guardò bene dal manifestarle solidarietà. Come l’Anpi. Molte coppie di antifascisti nate durante la clandestinità, o comunque sottoposte a lunghe lontananze non sopravvissero in tempo di pace. Ma per i Longo che si ricongiunsero nella Milano liberata (lei tornava dalla Germania e lui era uno dei capi del Comitato Liberazione Nord Italia) tutto riprese apparentemente come prima. Quando Teresa venne a conoscenza delle relazioni avute da Longo, all’inizio provò a dimostrarsi comprensiva, ma poi il marito scelse la "scorciatoia" dell’annullamento legale nella Repubblica di San Marino. La Noce venne a conoscenza del fatto leggendo un trafiletto sul Corriere della Sera nel 1953. Scrisse alla direzione del Pci, ma il gruppo dirigente fece quadrato attorno a Longo attribuendo alla Noce la responsabilità di trasformare un fatto personale in un evento dannoso per l’immagine del partito e per la reputazione dei suoi dirigenti.
Andrea Guerzoni