Terza corsia promossa con riserva "Giusto indennizzo per le terre"

Autostrada, 300 espropri di aziende e campi. Gli agricoltori: "Chiarezza nell’iter per non ’bruciare’ le colture"

Migration

di Mario Bovenzi

Quel terreno è stato di suo padre, sarà un giorno di sua figlia. Così come avverrà per i suoi fratelli, di generazione in generazione a far fruttare i filari tra grano e segale. Marco Baldon, 49 anni, ha le radici tra quei solchi e la sua vita è negli appezzamenti che si susseguono tra via Valle e via Torniano, nel territorio del comune di Poggio Renatico. Laggiù una striscia di cemento a doppia corsia, l’autostrada A 13, un serpentone intasato spesso da camion che si tallonano nell’odore acre dei freni. Ormai parte del paesaggio, con il luccichio delle lamiere delle auto, il fumo delle marmitte, gli incidenti. "Siamo più che favorevoli al progresso, alla terza corsia. Ormai i tempi sono cambiati, quella strada si congestiona, non regge più il flusso di traffico ininterrotto, le colonne e colonne di camion. La terza corsia è il futuro, la sicurezza per chi deve spostarsi magari per andare ogni giorno a lavorare. Ma ci siamo anche noi, con il nostro lavoro da generazioni", dice Baldon. L’ampliamento dell’A13 toccherà in maniera piuttosto consistente i suoi terreni. La terza corsia impatterà su un lato dell’autostrada da Ferrara verso Bologna e poi anche sull’altro lato, quello che punta verso Padova (i lavori verranno fatti solo in Emilia Romagna). In una zona il fronte dei lavori sarà su una fascia di terreno di 300 metri, tanti. Ancora però i dettagli non sono stati resi noti, per lo meno a questa famiglia di agricoltori che conta quattro fratelli che lavorano fianco a fianco, come le dita di una mano. Non si sa ancora quanto ampio sarà il fronte dei lavori e quanto sarà impattante anche lo spazio che servirà a operai e ruspe per poter portare avanti il cantiere. Aspetti decisivi, anche per le coltivazioni. "Un conto è parlare di una profondità del cantiere di tre metri, un altro paio di maniche se il fronte entra nei campi per 10 metri – precisa il proprietario, sposato, una figlia –. Le prime avvisaglie di quello che stava per succedere le abbiamo avute nel mese di luglio del 2021, prima erano voci che poi sono diventate certezza". La terza corsia verrà fatta dopo un eterno braccio di ferro ra favorevoli e contrari, nelle sacche dei finanziamenti che finalmente sono stati trovati. La raccomandata risale ad un mese fa. "Ci siamo subito rivolti al Comune come del resto ci veniva indicato di fare – precisa –. Ho telefonato in municipio, mi hanno risposto che si tratta di dati sensibili. Ho preso un appuntamento, mi chiameranno la prossima settimana. Staremo a vedere". Baldon, iscritto all’associazione di categoria Confagricoltura, coltiva colture estensive su una superficie di 190 ettari. Con i fratelli hanno anche un’azienda zootecnica, allevano bovini per la produzione del latte. Un altro tasto dolente, anche se qui non si parla di corsie, cemento e traffico.

"La spesa per l’energia elettrica per il nostro allevamento – fa i conti bollette alla mano – è aumentata del 248%, una mazzata". Il pensiero torna poi all’autostrada, si avvolge sulla terza corsia. Per il tratto Bologna Arcoveggio - Ferrara Sud a maggio 2021 è stato presentato il progetto definitivo. A luglio sono stati avviati gli espropri e a dicembre è stata avviata quella che viene definita una verifica di ottemperanza. L’istrutturia tecnica ha preso avvio il 22 dicembre del 2021. L’autostrada, già. "Non ci opponiamo e del resto non possiamo opporci – dice facendo ricorso al realismo di una famiglia che con suo padre è arrivata dal Veneto negli anni Settanta per seminare mais e grano –. Si tratta di un procedimento di pubblica utilità, non avrebbe senso opporsi. E del resto l’opera è utile ad un’intera regione, all’Italia. Ma chiediamo venga messo sul piatto della bilancia il nostro lavoro, i nostri sacrifici, le nostre vite. Per avere un equo indennizzo della terra. Chiediamo che questo venga riconosciuto, che ci permettano di lavorare. Solo questo chiediamo". Ad occuparsi delle aziende agricole ’toccate’ dagli espropri per conto di Coldiretti è un agronomo, Alessandro Ballarini. Anche lui sottolinea l’importanza di questa infrastruttura, la necessità che venga ampliata per far posto ad un fiume di mezzi che punta sul Nord-Est e dal Nord-Est arriva. "Bene l’opera – precisa – ma ci devono essere una giusta valutazione e un equo risarcimento per gli agricoltori e per le terre che coltivano. Da sempre".