Test sierologici docenti Ferrara, i medici dicono "no"

I sindacati Snami e Fmmg contro la disposizione del ministro Speranza: "Nessuno è stato informato"

Test sierologico sui docenti in vista della riapertura delle scuole

Test sierologico sui docenti in vista della riapertura delle scuole

Ferrara, 12 agosto 2020 - Il Covid 19 non va in vacanza neanche per Ferragosto e il clima rovente di questi giorni ora si fa sentire anche fra alcuni sindacati dei medici di medicina generale come lo Snami (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani) e il ministro della salute Roberto Speranza. Al centro della questione, c’è l’ultima disposizione del ministro che di fatto obbliga i medici di famiglia a effettuare i test sierologici su tutti i pazienti che lavorano nella scuola, docenti e non. Un’operazione di screening, dove non è ancora ben chiaro se ci rientrano anche tutti gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, che inoltre dovrebbe essere fatta entro il 24 di agosto, data in cui tutto il personale della scuola riprenderà l’attività a pieno regime prima della ‘campanella’ che tornerà a suonare, se tutto andrà per il verso giusto, il 14 settembre.

I medici di famiglia, seguendo quanto dispone la legge, dunque, dovrebbero effettuare i test sierologici su tutti quei pazienti che lavorano a scuola e lo dovrebbero fare entro il 24 agosto. «Non si può lavorare gratis e dunque lo faremo in regime di convenzione» tuona il presidente nazionale Angelo Testa. Un obbligo che solleva non poche perplessità anche a livello locale e anche da chi rappresenta la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fmmg) che a livello nazionale avrebbe trovato un’intesa con il ministro Speranza.

"Sono dubbioso e trovo che la trattativa portata avanti solo a livello nazionale sia piuttosto insolita", tuona il segretario provinciale Claudio Casaroli che aggiunge: "Siamo preoccupati perché nessuno è stato informato adeguatamente. Esiste una disposizione e niente più. È vero che adesso c’è la pausa di Ferragosto ma crediamo che poi si debba procedere con un accordo che se non sarà su base regionale lo dovrebbe essere almeno su base locale con l’Ausl", rimarca ancora Casaroli che infine aggiunge: "Ricordo che noi medici di base siamo fermi alla convenzione con lo Stato dal 2010 e per le case di cura andiamo addirittura all’anno 2000. Da allora solo proroghe". Le perplessità arrivano anche da chi rappresenta la parte scientifica di Snami, Andrea Zamboni,tesoriere provinciale di Snamid e sindaco di Riva del Po. Zamboni pone alcune domande sulla questione: "In qualità di medico non posso rifiutarmi di fare tutto questo ma chiedo come sia operativamente possibile farlo tecnicamente e anche da un punto di vista logistico". 

E fa l’esempio: "Se io inizio con gli screening ai miei pazienti che lavorano nella scuola e lo faccio negli ambulatori della medicina di gruppo dove esercito e poi viene fuori che uno di questi è positivo sarò poi costretto a fermare l’attività di quel centro". Così Zamboni fa la proposta: "Credo che invece con l’Ausl si possa trovare un punto d’incontro e ad esempio coinvolgere in queste operazioni le Usca (unità speciali di comunità assistenziale) che hanno agito in piena emergenza Covid". "Da parte di Ausl la disponibilità è massima", replica la neo direttrice Calmai che aggiunge: "Entro la fine di agosto ci incontreremo e in base alle linee guida della Regione troveremo un metodo operativo consono ad effettuare anche questo tipo di screening", ribadisce la numero uno di Via Cassoli, certa di poter trovare nel giro di poco tempo una soluzione al nuovo problema.