
Sarà una perizia medico legale a stabilire se le ferite riportate dal detenuto Antonio Colopi (all’epoca rinchiuso nel carcere di via Arginone per l’omicidio dello chef ferrarese Ugo Tani) siano compatibili con un pestaggio commesso utilizzando i ferri di battitura degli agenti. Il tribunale ha affidato l’incarico ieri mattina, durante l’udienza del processo per le presunte torture alla casa circondariale. Ad occuparsi della perizia sarà il medico legale Rosa Maria Gaudio. Concluso il passaggio tecnico, l’udienza è stata aggiornata al 6 dicembre, quando si discuteranno in aula le conclusioni del tecnico. Le operazioni peritali inizieranno il 19 luglio alle 15 in via Mortara, alla Medicina legale.
Il fatto al centro del processo è accaduto il 30 settembre del 2017. A giudizio ci sono due agenti di polizia penitenziaria (Geremia Casullo e Massimo Vertuani, difesi dall’avvocato Alberto Bova), e un’infermiera (Eva Tonini, avvocato Denis Lovison), imputati a vario titolo per i reati di tortura, lesioni, calunnia, favoreggiamento e falso. Parte civile è Antonio Colopi, in carcere per omicidio. Secondo le accuse, i poliziotti avrebbero picchiato il detenuto e l’infermiera li avrebbe ‘coperti’. Il processo si sta avvicinando ormai alla fase della discussione, ma alcuni elementi emersi durante l’esame dei testimoni hanno convinto il collegio giudicante (presidente Piera Tassoni) a disporre una perizia medico legale per fare chiarezza sulla natura delle lesioni subite dalla persona offesa e sulla compatibilità con quanto da lui esposto.
Nel corso delle ultime udienze sono state sentite altre importanti testimonianze, come quella del medico che era in servizio la mattina in cui si sarebbe consumata la tortura nei confronti di Colopi. Il secondo esame della professionista, avvenuto a settembre, è stato voluto dal tribunale a causa delle incongruenze emerse dal confronto di alcune deposizioni con quelle di altri testi. Così la dottoressa, attualmente non più in servizio nel carcere di via Arginone, ha spiegato di essere venuta a sapere che c’era un detenuto ferito nella sezione nuovi giunti alle 9.10 della mattina, poco dopo essere entrata in infermeria, e non alle 10.30, come raccontato nella precedente deposizione. Questo pur confermando di essersi recata nella cella per un controllo alle 10.30, un lasso di tempo di un’ora e venti circa che sarebbe servito per organizzarsi e parlare prima con lo psicologo. Una ricostruzione un po’ diversa da quella fornita in precedenza.
f. m.