di Cristina Rufini
Quel plico contenente dati personali su Anna Ferraresi, all’epoca consigliere comunale a Ferrara, riguardanti un procedimento penale per guida in stato di ebbrezza non dovevano essere diffusi, e sarebbero stati trattati illecitamente dall’allora vicesindaco e oggi assessore comunale Nicola Lodi. Incappando lo stesso Lodi nel reato di diffamazione. E’ quanto sostiene il giudice per le indagini preliminari Danilo Russo nell’ordinanza di imputazione coatta per trattamento di dati personali e diffamazione, nei confronti di Lodi. In parole povere restituisce gli atti al pm titolare del fascicolo, Ciro Alberto Savino, perché formuli l’imputazione. Sostanzialmente accogliendo l’opposizione all’archiviazione proposta dal pm, che era stata fatta dal legale di Ferraresi, l’avvocato Fabio Anselmo.
La storia. La vicenda giudiziaria ruota attorno alla denuncia sporta da Ferraresi il 25 maggio 2020 sull’episodio accaduto cinque giorni prima, quando ai consiglieri comunali di Ferrara e al datore di lavoro di Ferraresi erano arrivati in busta anonima documenti che riguardavano il procedimento penale nei confronti della consigliera, per una guida in stato di ebbrezza (verbale di accertamenti urgenti e annotazioni di polizia giudiziaria). In merito a questo, il giudice nell’ordinanza sottolinea come "può dirsi dimostrata la circostanza che Lodi fosse in possesso dell’incartamento relativo al procedimento penale i corso". Una conclusione inconfutabile per il gip, il quale si è basato su alcune affermazione dello stesso Lodi sui social, quando il 5 aprile 2020 replicando a Ferraresi intervenuta sul rifornimento di mascherine, si rivolge a lei facendo riferimento agli ’scheletri negli armadi’ e dicendole di ’posare il fiasco’. In un altro commento il 3 maggio 2020 fa riferimento specifico al ’tracannare alla guida’. E che "a breve sarebbe tornata a non contare nulla".
La convinzione. Ma c’è di più. il giudice sottolinea come attendibile la testimonianza di Rossella Arquà, all’epoca ancora consigliera comunale della Lega e vicinissima all’allora vicesindaco, la quale "afferma di avere visto nelle mani di Lodi il plico contenente i documenti del procedimento penale su Ferraresi...che glielo aveva fatto vedere per poi rimetterlo in un cassetto". In sostanza secondo il giudice: "le dichiarazioni di Arquà trovano un consistente e ben solido dato di conferma nelle stesse parole di Lodi. Il magistrato concludendo sottolinnea che "risulta altrettanto ragionevole ipotizzare che l’autore della diffusione degli atti di cui si discute si identifichi proprio nell’odierno indagato...il quale non si sa come era riuscito a entrare in possesso (dato abbastanza inquietante) dell’incartamento relativo all’illecito". Nel fasciolo di indagine, peraltro, risulterebbero numerosi accessi in banca dati relativi a Ferraresi, tra febbraio e maggio 2020, da parte delle forze dell’ordine. Ma su che cosa? Facile ipotizzare che da questa vicenda possa nascere un ulteriore approfondimento su chi abbia materialmente eseguito quegli accessi.