Tumore al colon retto, "Ora c’è ’ScentA1’ per prevenire in tempo"

Il progetto sarà testato alla casa di cura Quisisana a partire da gennaio

Giulia Zonta, Cesare Malagù e Giorgio Piacentini

Giulia Zonta, Cesare Malagù e Giorgio Piacentini

Ferrara, 30 novembre 2019 - Un ‘naso elettronico’ per fiutare le tracce di cellule tumorali, prima di accertamenti più invasivi. Nella mattina di ieri, nella casa di cura Quisisana, è stata presentata una sperimentazione relativa allo screening preventivo del tumore del colon-retto. Il dispositivo che verrà utilizzato per i pazienti della struttura che aderiranno si chiama ‘ScentA1’ ed è il frutto di una collaborazione sottoscritta con il dipartimento di Fisica dell’ateneo estense.

«Il lavoro partirà a gennaio del 2020 – ha spiegato Giorgio Piacentini, presidente della casa di cura Quisisana – e noi saremo la prima struttura privata a sperimentare questa attrezzatura. Attraverso la collaborazione della durata di un anno, che è nata con il dipartimento di Fisica dell’Università, un loro esperto porterà avanti questa ricerca, grazie a un versamento di trentacinquemila euro da parte di Quisisana, che servirà a coprire le spese».  

Il docente del dipartimento di Fisica dell’ateneo estense ha quindi ricordato che «se individuato per tempo il tumore del colon-retto, per il 90% dei casi è prevista la guarigione. Ecco appunto l’importanza dello screening, perché porta a ridurre la mortalità. Mortalità che da dieci anni, in Emilia Romagna, è diminuita del 30%. A questo proposito, noi vogliamo inserirci fra il test del sangue occulto nelle feci e la colonscopia. Il test del sangue occulto può infatti portare a tanti falsi positivi. E noi vogliamo mettere una sorta di paracadute fra il sangue occulto e la colonscopia. Il nostro test, infatti, non è invasivo perché usiamo un service di sensori che sono in grado di sentire l’impronta digitale delle cellule tumorali».

La caratteristica di ScentA1 sarà quindi di permettere ai medici la diagnosi del tumore attraverso l’analisi dei campioni di feci dei pazienti, senza rendere necessaria la colonscopia. «Noi usiamo sensori in grado di sentire i gas – ha aggiunto Giulia Zonta, del dipartimento di Fisica dell’ateneo estense – proprio perché è importante identificare il tumore nel suo primo stadio».