Covid, chiuse due Uca a Ferrara. L'appello: "Boom di richieste, ripristinatele"

L’appello: "Per la terapia antivirale occorrono professionisti preparati". Rotunno (Ausl): "Le chiusure di Copparo e Argenta penalizzano"

Covid, un reparto di terapia intensiva, foto generica

Covid, un reparto di terapia intensiva, foto generica

Ferrara, 20 luglio 2022 - Chiamatele Uca. Le care, vecchie Unità speciali di continuità assistenziale hanno perso la dicitura ’speciale’, ma la sostanza rimane quella. Cambiano, però, i numeri: quelle di Copparo e Argenta, infatti, non ci sono più. Eppure "le richieste di intervento sono tantissime e seguono il trend in crescita dei pazienti positivi". A dirlo è proprio il coordinatore della Uca dell’azienda Usl, Luigi Rotunno. "Stiamo lavorando tantissimo – spiega il sanitario – e, soltanto la settimana scorsa, abbiamo ricevuto qualcosa come 120 richieste. Non solo: sono stati settanta i soggetti per i quali è stato effettuato almeno un accesso fisico".

Il nuovo monte ore per le unità assistenziali è di 120 ore alla settimana, coperte da una quindicina di medici, tra Ferrara, Bondeno e Comacchio. Sebbene la maggior concentrazione di interventi riguardi la città, Rotunno sottolinea che "essendoci intere aree scoperte, gli interventi logisticamente sono difficili da gestire". Specie perché, come ha ribadito al Carlino il direttore sanitario dell’azienda Usl, Emanuele Ciotti, i numeri stanno crescendo esponenzialmente. Soprattutto se si raffrontano a quelli dell’anno scorso.

"I pazienti – prosegue Rotunno – sono per lo più asintomatici, malgrado tra i fragili si rilevi anche qualche caso di media gravità". Le richieste più frequenti sono legate alla "somministrazione del farmaco anti virale". Oltre, chiaramente ai tamponi, ai prelievi e, per le situazioni di maggiore criticità "le visite con l’ecografo". I nuovi positivi sul territorio registrano un trend in costante aumento. Dunque l’apporto delle Uca è fondamentale. "In altre Regioni – chiude Rotunno – le Usca sono addirittura state smantellate del tutto. Probabilmente in virtù del fatto che lo scorso anno, in estate, il quadro pandemico era piuttosto differente".

Su questo punto calca la mano anche Francesco Levato, medico di medicina generale. "La variante Omicron – spiega – si caratterizza per essere particolarmente contagiosa e colpisce anche i pazienti vaccinati. Il problema però si concretizza nel momento in cui il virus colpisce i pazienti più fragili". Ossia coloro che si dovrebbero sottoporre in tempi rapidi alle cure antivirali. "Avendo però ridotto le uca e il monte orario – riprende Levato – rischiamo che la presa in carico dei pazienti non avvenga nei tempi previsti".

Ci sarebbe, in realtà, un’altra strada. Ma anch’essa è difficilmente percorribile. "Ci sarebbe un altro tipo di antivirale, il Paxlovid, che potrebbe essere prescritto anche dai medici di medicina generale – spiega il sanitario – ma richiede un percorso più complesso. Dunque, non essendoci stata adeguata formazione per i medici, sostanzialmente diventa una soluzione poco percorribile". Di qui l’appello a "ripristinare tutte le Uca" e a fare "adeguata formazione, quanto prima, ai medici di medicina generale".