"Uca riorganizzate, ma il servizio rimane"

L’Ausl dopo il dibattito sulle Unità assistenziali: "La scorsa settimana abbiamo seguito 156 pazienti. Pronti ad ampliare in caso di bisogno"

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Nonostante il periodo di criticità, sia a livello gestionale che clinico, le Uca del territorio mantengono la propria attività. La conferma arriva direttamente dall’Azienda sanitaria locale, all’indomani della pubblicazione sulle pagine del Carlino del racconto dello stesso coordinatore, Luigi Rotunno, che aveva asserito come "essendoci intere aree scoperte, gli interventi logisticamente sono difficili da gestire". L’Ausl, in buona sostanza, ci tiene ora a fare chiarezza, innanzitutto ribadendo che proprio "le cosiddette Usca (o Uca), nate a seguito dell’emergenza Covid, sono una modalità organizzativa che il Ministero della Salute ha abolito nelle scorse settimane. Proprio considerandone l’importanza, la Regione Emilia Romagna ha invece proceduto, con proprio provvedimento, a prevederne ancora l’attività. Grazie a ciò anche in provincia di Ferrara queste realtà hanno potuto continuare a lavorare senza termini di continuità, mentre in altre regioni italiane non sono più operative". Tali unità, tra l’altro, nei periodi più seri sotto il punto di vista della curva del contagio, hanno saputo seguire anche oltre mille pazienti a settimana: solo in quella passata, ne sono stati contati 156.

Ma, come detto, la rivoluzione generale ha portato alla cancellazione dei punti di Copparo e Argenta: "L’organizzazione è stata dunque rivista – incalzano dall’azienda di via Cassoli – in modo tale da continuare a coprire efficacemente l’intero territorio provinciale, con l’utilizzo di risorse umane e di sedi adeguate. Al bisogno, qualora cambino di nuovo le esigenze, sarà di nuovo ampliata, in un’ottica di ottimizzazione che deve tener conto anche delle altre necessarie attività sanitarie da erogare". Questo perché, fanno sapere ancora dall’Ausl, "sarà sempre più necessario un equilibrio tra le risorse da destinare alla gestione del Covid e quelle da diramare in direzione di altre esigenze sanitarie della popolazione, in un quadro di scarsità di personale medico e sanitario sul mercato del lavoro, che rende tale equilibrio ancor più difficile da conseguire".

Ma non è tutto. Perché, al netto di previsioni – più o meno ottimistiche – circa il futuro, si lavora anche già concretamente per cercare di migliorare la situazione. A tal proposito "risulta fondamentale – concludono i vertici dell’azienda sanitaria locale – la figura del medico di medicina generale, la cui collaborazione anche per la distribuzione del farmaco Paxlovid è stata attivata e si sta ulteriormente implementando". Una risposta, questa, anche a Francesco Levato (medico di medicina generale) che aveva denunciato poca formazione verso i professionisti.