Uccide la madre con il veleno a Ferrara: "Quando potrò uscire dal carcere?"

Ieri il primo incontro di Sara Corcione, accusata dell’assassinio della madre Sonia Diolaiti. Il legale: "A settembre possibile rivalutazione della misura"

Sara Corcione, 38 anni, ha confessato di avere ucciso la madre (foto BusinessPress)

Sara Corcione, 38 anni, ha confessato di avere ucciso la madre (foto BusinessPress)

Ferrara, 10 luglio 2022 - Vuole sapere quando sarà possibile uscire dal carcere. Sara Corcione, la ferrarese di 38 anni accusata di avere ucciso la madre Sonia Diolaiti di 62 anni, avvelenandola, ieri ha incontrato per la prima volta in carcere il suo legale, l’avvocato Gianni Ricciuti. Un colloquio molto lungo seguito di 24 ore a quello con il consulente psichiatrico nominato dalla Procura, il professor Luciano Finotti, che ha segnato l’inizio della consulenza medica legale sulla trentottenne disposta dal pm Lisa Busato.

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Due giorni di episodi raccontati dalla Corcione. "In questa fase – precisa però l’avvocato Ricciuti – non voglio assolutamente rilasciare dichiarazioni su che cosa ci siamo detti, e su quelle che sono le mie convinzioni sulle condizioni della mia assista. Non è il mio compito". Durante il faccia a faccia con Corcione, sarebbe comunque emersa, a conferma di quanto già dichiarato, un certa insofferenza per la vita in carcere. Tanto che una buona parte del colloquio ha riguardato proprio l’eventualità che a settembre ci possa essere una revisione della misura cautelare.

Non prima, però, di un pronunciamento sulle reali condizioni psichiatriche della trentottenne che ha confessato, anche con dovizia di particolari, di avere acquistato il veleno (nitrato o nitrito di sodio) su internet molto tempo prima e di avere atteso l’occasione giusta per agire e mescolare la sostanza letale nel tè che la madre era solita bere. Continua a non mostrare segni di pentimento: la sua convinzione ormai era che l’unica possibilità di andare avanti per lei risiedeva nell’uccidere la madre. "Mi perseguitava" ha ripetuto più di una volta agli investigatori.

Non la lasciava vivere. La controllava in ogni spostamento, in ogni spesa. Non ci sarebbe stato un episodio scatenante: l’unico aspetto che ha portato Corcione ad agire sarebbe stata la possibilità di mettere il veleno nella bevanda della madre. E attenderne la morte, avvenuta forse mercoledì 27 agosto, mentre il corpo della madre è stato scoperto nella notte tra venerdì 29 e sabato 30 luglio, dopo la denuncia di due amici della donna che non riuscivano a mettersi in contatto con lei. Da qui l’intervento dei carabinieri, le spiegazioni chieste alla figlia rimasta nel suo appartamento di via Ortigara e la confessione choc.

Un rancore radicato da anni nei confronti della madre, dalla quale si sentiva soffocare: anche ieri sarebbero emersi episodi di vita talmente gravi e assurdi che potrebbero rappresentare, uno dopo l’altro, la molla che ha fatto scattare il piano assassino. Ora però c’è il confronto quotidiano con la vita carceraria, dove Corcione è seguita anche da uno psicologo interno. E da questa realtà lei vuole uscire.

Potrebbe accadere a settembre se alla luce di quanto potrà emergere dalle condizioni della sua mente, ci saranno gli estremi per chiedere la detenzione in una casa di cura. In attesa dell’inevitabile processo davanti alla Corte di Assise, a meno che non venga ritenuta incapace di sopportarlo.