Uccise Cinzia Fusi, ergastolo confermato

La corte d’Assise d’Appello non fa sconti a Saverio Cervellati. La difesa: "Per noi l’essenziale era avere un processo equo e completo"

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di Federico Malavasi

Nessuno sconto per Saverio Cervellati. La corte d’Assise d’Appello ha confermato la pena dell’ergastolo per il 54enne in carcere per l’omicidio di Cinzia Fusi, la 34enne di Cologna di cui l’imputato era sia compagno che datore di lavoro in un negozio di casalinghi alle porte di Copparo. La donna fu massacrata a colpi di mattarello la mattina del 24 agosto del 2019 nel garage dell’esercizio commerciale di via Primicello. Il delitto fu consumato al culmine di una discussione avvenuta poco prima che la coppia partisse per trascorrere una giornata al mare. Dopo aver colpito ripetutamente Cinzia alla testa, Cervellati era uscito in strada e, incontrando una pattuglia dei carabinieri, gli si era consegnato, confessando l’omicidio.

Il processo di Appello si è aperto e chiuso in poche ore con il verdetto della corte. Il pubblico ministero Stefano Longhi ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Elisa Cavedagna, ha invece insistito per il riconoscimento delle attenuanti generiche (in virtù della confessione e del suo comportamento nel corso delle indagini) e della provocazione. La corte d’Assise d’Appello, dopo circa un’ora e mezza di camera di consiglio, ha letto la sentenza di conferma della decisione del tribunale ferrarese: ergastolo per Cervellati, provvisionale da 150mila euro per i genitori di Cinzia e risarcimento da determinarsi in separato giudizio civile. L’unico punto in cui i giudici bolognesi si sono distaccati da quanto stabilito in primo grado riguarda alcune parti civili costituite. L’Appello ha infatti revocato la costituzione della zia e della cugina della 34enne. Confermata invece, oltre ovviamente a quella dei genitori, la costituzione dei Comuni di Copparo e di Riva del Po. Una decisione che ha subito raccolto il plauso dell’avvocato Denis Lovison, difensore di tutte le parti civili. "Non riconoscere i due enti avrebbe voluto dire negare il lavoro che svolgono i Comuni per tutelare i cittadini e il diritto alla vita". Il legale si poi detto soddisfatto anche della conferma dell’ergastolo. "La sentenza della corte d’Assise d’Appello – ha concluso – rende giustizia a due genitori anziani e malati, che hanno perso non solo l’affetto della propria figlia ma anche il suo supporto fisico e materiale".

I giudici, è il commento dell’avvocato Cavedagna, difensore dell’imputato, "hanno accettato i documenti relativi a un precedente procedimento che avevo chiesto entrassero a far parte del processo. Questo a noi basta perché riteniamo fossero prove che mancavano. Il reato è stato commesso e non vogliamo sottrarci alle sanzioni. L’importante, per noi, era che il processo si svolgesse in maniera equa e completa".