Uccise la nonna dopo la lite in auto Alessio torna davanti ai giudici

Fissate le date del processo di Appello per il ventiseienne che a novembre 2019 picchiò Maria Luisa Silvestri. La difesa: "Non riconosciuta la capacità di intendere al momento del fatto". Procura: "Omicidio volontario"

Migration

di Cristina Rufini

FERRARA

Un anno dopo la condanna a sedici anni per la morte della nonna, Pier Paolo Alessio, l’11 e il 12 gennaio prossimi, tornerà in un’aula di tribunale. Sono le due udienze fissate davanti alla Corte di Assise di Appello di Bologna per il processo di secondo grado. Il ventiseienne è stato condannato per l’omicidio preterintenzionale della nonna Maria Luisa Silvestri, che di anni ne aveva 71. In sostanza è stata riconosciuta la volontà di picchiarla, ma non di ucciderla. Alla sentenza firmata dalla Corte di Assise di Ferrara, si sono appellati i difensori del giovane, gli avvocati Pasquale Longobucco e Simona Totaro. La difesa ha infatti presentato ricorso sia per il mancato riconoscimento dell’incapacità di intendere e di volere al momento del fatto, "che è stato certificata dal nostro consulente", spiega l’avvocato Longobucco, sia per la qualificazione del reato, oltre che per la quantificazione della pena. Ha presentato appello alla sentenza di primo grado anche la Procura di Ferrara, che invece continua a sostenere la volontarietà dell’omicidio con dolo eventuale.

Il delitto. Era la sera del 20 novembre 2019, Alessio sta rientrando a casa in auto, con la nonna al volante. Hanno trascorso una serata nella pizzeria gestita dalla madre e dal compagno. Ad un certo punto arrivati in via Marconi il buio: qualcuno nota quel ragazzo che picchia ripetutamente la nonna, al culmine di una discussione violenta. Poi l’anziana che si rimette al volante, l’auto percorre pochi metri e lei si accascia sul volante. Morta. Da qui iniziano le indagini dei carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Barbara Cavallo che hanno poi portato il 20 gennaio scorso alla condanna della Corte di Assise di Ferrara. Il processo. Durante il processo è stato accertato che i traumi riportati da Maria Luisa Silvestri, "non erano particolarmente gravi" e il decesso è stato quindi "concausato" dalle gravi condizioni di salute in cui già versava la donna, affetta da patologie cardiache e sottoposta "a terapia antiaggregante". Queste le conclusioni cui è giunta Donatella Fedeli, medico legale incaricato dalla Corte d’Assise della perizia super partes sulle cause della morte. Fedeli, ha ritenuto che le botte ricevute per mano di Pierpaolo, da sole non sarebbero state sufficienti a uccidere la 71enne. Inserite però nelle già delicate condizioni di salute della pensionata, hanno causato al cuore di Maria Luisa uno stress tale da arrivare al "decesso per insufficienza miocardica". Entrando nel merito dell’accaduto, il perito del tribunale ha spiegato in udienza che Silvestri ha subìto, nel complesso, "minimo sei colpi" e ha individuato "una lesione da difesa sul braccio sinistro, un po’ sotto la spalla". Fedeli si è poi soffermata sull’ipotesi che la testa dell’anziana sia stata sbattuta su alcune parti della Lancia Y (montante o volante) sulla quale nonna e nipote viaggiavano. "L’impatto c’è stato – ha chiarito davanti alla Corte – ma non è stato particolarmente ripetuto e non abbastanza violento da rompere l’osso temporale", che è il più fragile del cranio. Insomma, secondo il medico, l’energia lesiva dei colpi non sembrerebbe essere stata particolarmente elevata.