Ferrara, 13 aprile 2025 – Sembra non esserci limite all’orrore. Ancora un macabro ritrovamento, il quarto da quando domenica scorsa si è appreso della tragedia di Alessandro Coatti, il biologo 38enne nato a Portomaggiore e diplomato ad Argenta assassinato e fatto a pezzi in Colombia.

Nella tarda serata di sabato (quando nel Paese sudamericano era ancora pomeriggio) è stata rinvenuta una gamba del ricercatore. L’arto, stando a quanto riferito dal quotidiano Hoy, si trovava nel fiume Manzanares, nei pressi del ponte el Mayor nel quartiere di Villa Alejandría, alla periferia di Santa Marta, città della costa caraibica. Ad accorgersene sono stati alcuni abitanti che hanno subito allertato le forze dell’ordine.
L’ispezione è stata effettuata da un’unità del corpo investigativo tecnico dell’ufficio del procuratore generale, che ha provveduto a trasportare i resti alla facoltà di Medicina legale. Con questo ultimo ritrovamento, gli inquirenti ritengono di aver recuperato tutte le parti del 38enne, che ora dovranno essere sottoposte ad autopsia. Da questi accertamenti ci si aspettano le prime verità su quanto accaduto, per lo meno sulle modalità con cui è stato commesso il barbaro delitto.
Elementi che potrebbero fornire anche i primi indizi per risalire agli autori dello scempio. Le indagini, però, sono tutt’altro che in discesa. Il caso è complesso e l’attività investigativa si preannuncia lunga. I genitori del 38enne stanno collaborando con gli inquirenti italiani, che affiancheranno i colleghi colombiani nell’inchiesta finalizzata a risolvere l’intricato rebus.
Le possibili piste sono molte, alcune già trapelate sulla stampa locale. Escluso il coinvolgimento dello scienziato in traffici illeciti e ambienti criminali, si è parlato di un tragico scambio di persona o dell’opera di uno dei gruppi paramilitari attivi nella zona (anche se una delle sigle, l’Autodefensas Conquistadoras de la Sierra Nevada, ha preso le distanze attraverso un videomessaggio).
Quel che è certo è che Alessandro si trovava in un angolo di mondo in cui i crimini violenti sono frequentissimi e il confine tra la vita e la morte appare più labile che mai. Per rendersene conto basta sfogliare le pagine online dei quotidiani della zona. Solo nell’ultima settimana, nella regione caraibica si sono consumati almeno sei omicidi. L’ultimo proprio nelle scorse ore, un 32enne assassinato a colpi di arma da fuoco in un attentato che ha visto anche due feriti.
Andando indietro nel tempo troviamo un altro uomo ucciso a colpi di pistola nelle campagne della ‘zona Bananera’, una donna colpita a morte da due sicari all’esterno di un negozio a Santa Marta, un ragazzo freddato nella zona di Medialuna e, infine, due mototaxisti ammazzati da un commando in motocicletta. E questa è solo la punta dell’iceberg in un Paese difficile come la Colombia dove, soltanto per farsi un’idea, nel 2022 la conta degli omicidi è arrivata a quota 2.037.