MARIO BOVENZI
Cronaca

Un amore nato in fabbrica: "Il nostro triste San Valentino . C’è ben poco da festeggiare"

Giorno degli innamorati amaro per marito e moglie. Si sono conosciuti nell’azienda di Copparo "Il nostro primo incontro in reparto, lei ha detto basta e si è licenziata. Studia per diventare Oss"

Enrico Bega,. 46 anni, e la moglie. Lisa Zappaterra, 45 anni

Enrico Bega,. 46 anni, e la moglie. Lisa Zappaterra, 45 anni

Ferrara, 14 febbraio 2025 – Enrico Bega è davanti ai cancelli della Berco. La felpa con il simbolo dell’azienda di Copparo, il cingolo, appannato ricordo di un’epoca ormai passata. La giornata è densa di umidità, con i suoi colleghi sono lì dalla mattina. Andranno avanti fino a sera. "Non è che poi quando torni a casa hai tanta voglia di festeggiare", racconta, 46 anni, il sorriso amaro, come il giorno che sta vivendo. "Altro che San Valentino", commenta.

La moglie è a scuola. Lisa Zappaterra, 45 anni, oltre vent’anni d’anzianità nell’azienda di Copparo, ha lasciato dietro le spalle reparti e colleghi diventati amici. "Una scelta sofferta, non voleva andare via, questo era il suo mondo. Ma come fai?". La moglie è una dei 153 operai che hanno detto basta, hanno incassato i 40mila euro. Un esodo volontario che si è inceppato su quel numero, per l’azienda troppo basso rispetto ai 480 esuberi.

"Quale scuola? Si è iscritta ad un corso per diventare operatorio socio sanitario. Era tanto che ci pensava, ha deciso che era il momento giusto per fare quella scelta". Dal tornio alla mascherina, dal reparto della fabbrica ad un’ala dell’ospedale. Enrico Bega e Lisa Zappaterra, 28 anni di fabbrica lui, 24 lei. Si sono conosciuti tra i reparti, quattro chiacchiere tra i tavoli della mensa, un vassoio, pasta al pomodoro e speranze. "Le ho insegnato io a lavorare sui controlli numerici computerizzati", ricorda il marito, senza rimpianti. Hanno due figlie. Una frequenta l’università, studia farmacia. "Abbiamo cercato di tenerle fuori da questo dramma, di non togliere loro serenità. Non è stato possibile, capiscono quello che sta succedendo". Ormai da mesi. E’ giovedì 17 ottobre 2024, il giovedì nero della Berco. Nella mattinata vengono annunciati a sorpresa 480 licenziamenti, gli operai escono dallo stabilimento, si radunano in strada. Incontri al ministero, in campo la Regione, gli esuberi volontari. Poi a sorpresa una brusca frenata. L’azienda non accetta il contratto integrativo, poche ore e annuncia un altro pacchetto di licenziamenti.

"Io sono qui ogni giorno davanti ai cancelli. Faccio parte del sindacato, della Fim Cisl. Mi moglie cerca un secondo futuro nella scuola per diventare Oss. Sarei andato via anche io, non era possibile. Devi avere i requisiti, lei li aveva. E, a malincuore, ha salutato le colleghe, si è tolta la tuta per un’altra strada con il camice bianco". "Come fai ad andare avanti senza lavorare, non è vita. Trovarsi senza impiego entrambi, un incubo. Non si campa d’aria", le sue parole prima di quella scelta obbligata. "La speranza? Che l’azienda ritiri i licenziamenti, che si vada avanti per una decina di mesi con la cassa integrazione per aprire magari la finestra ad altri esuberi volontari. Quello che è successo, una vergogna. Come fai a festeggiare San Valentino? Una giornata in strada, al freddo a manifestare, arrivi a casa distrutto. Magari una pizza, staremo a vedere". Mozzarella e pomodoro, senza sorriso.