MARIO BOVENZI
Cronaca

Un paese sotto choc : "La Berco è Copparo. Quei 480 esuberi, disastro per le famiglie"

Viaggio nella cittadina a poche ore dall’annuncio dei tagli al personale. Un pensionato: "Ho lavorato lì per trenta anni, erano tempi d’oro". I sindacati stanno organizzando uno ’sciopero generale’ in provincia.

Un paese sotto choc : "La Berco è Copparo. Quei 480 esuberi,  disastro per le famiglie"

Viaggio nella cittadina a poche ore dall’annuncio dei tagli al personale. Un pensionato: "Ho lavorato lì per trenta anni, erano tempi d’oro". I sindacati stanno organizzando uno ’sciopero generale’ in provincia.

Claudio Selleri ricorda i tempi della Berco, lì dentro ha lavorato 36 anni. "C’era il boom, erano tempi d’oro per l’azienda che cresceva di anno in anno. Essere assunti alla Berco era considerata una grande fortuna, eri sistemato fino alla pensione. Eri sistemato a vita", racconta al tavolino del bar gli ’Amici di Mares’, caffé e quattro chiacchiere con vista sulla piazza di Copparo. Quattro chiacchiere che girano, come un disco rotto, intorno a quell’annuncio, 580 esuberi. Selleri, 87 anni – pare dimostrarne dieci in meno –, è in pensione ormai da tanto. Ma la sua vita in azienda l’ha impressa nella memoria, lui che era impiegato nell’ufficio acquisti. "Ricordi bellissimi, c’era vicinanza con i vertici dell’azienda. Allora una cosa così non sarebbe mai successa. Mai".

Si risveglia sotto choc Copparo, una mattina che in paese nessuno avrebbe voluto vivere, i titoli dei giornali che recitano, prima pagina di cronaca, ’Berco, la mazzata’. "In quegli anni – riprende Selleri – si lavoravano anche 200mila tonnellate di accaio all’anno". Scuote la testa. "La Berco è Copparo, Copparo è la Berco", scandisce ancora. In quei reparti c’erano 1200 dipendenti, famiglie, marito e moglie, genitori e figli, nipoti. "E’ un disastro, un disastro", commenta Giorgio Ossi, l’amarezza di vedere un simbolo che si appanna. Marito, moglie, parenti. Già. Alla Berco varcava ogni giorno il cancello suo padre Agile Ossi, la memoria riporta in vita Vezio Bertoni e la sua storia. "Mio padre mi parlava spesso del cavaliere, che nel 1920 fondò la Berco. Era una piccola impresa di riparazioni di macchine agricole. Cresce, si espande oltre i confini della nostra provincia e dell’Emilia-Romagna. Agli albori erano due soci, Bertoni e Cotti. Poi Vezio rilevò la quota di Cotti e prese in mano tutto lui. Si diceva che pagasse poco i dipendenti, almeno così raccontava mio padre, ma pagava sempre". Età dell’oro, tempi altalenanti nell’ultimo periodo fino all’annuncio di tutti quegli esuberi. "Stiamo parlando di poco meno della metà del personale", sottolinea Ossi, una vita in Confartigianato Copparo. Ancora parenti, al tavolino del bar. Il sorriso di Milena Querzola, per 20 anni dietro il bancone di una merceria e cartoleria, come quelle che una volta c’erano nei paesi. Dice: "Ci sono stati anni di grande sviluppo, in quei reparti lavoravano oltre duemila persone. Tutto è cambiato, ma non ci aspettavamo una situazione del genere. Qui non si parla d’altro, la Berco porta lavoro, gente in paese, grande l’indotto che crea. Per il settore immobiliare, per i negozi. Lì lavorano i miei nipoti, uno è ingegnere. E adesso?". L’interrogativo solleva sopraccigli, la preoccupazione si legge nei volti. Claudio Bernardi traccia un quadro, a tinte scure. "Ti trovi senza lavoro dalla sera alla mattina, stiamo parlando di 480 famiglie senza reddito. E’ una catena che si trascina dietro tutto, così i paesi si impoveriscono". Ha 80 anni Alberto Gambetti. Ad un tavolino poco distante sorseggia un caffè, con lui c’è Flavio Patti, 66 anni. "La Berco, l’economia è la vita del paese. Se vengono tagliati i posti di lavoro è il paese ad impoverirsi. Qui sono tanti gli appartamenti, al cancello il cartello con la scritta ’vendesi’. Chi viene a vivere a Copparo se non resta più nulla?", sottolineano. Marito e moglie, genitori e figli. Parenti. "Mio marito lavora lì, faceva il turno di notte quando è stata convocata l’assemblea, quando è arrivata la comunicazione dei sindacati", racconta Laura Pontecchini che con la collega Valentina Mattioli gestisce il bar ’Gli amici di Mares’. Hanno appena aperto, il taglio del nastro sarà il 25 ottobre. Già il giro di clienti c’è, sorrisi dietro il bancone che si spengono quando il pensiero, come un mantra, torna lì, a quei 480 esuberi. Un altro pezzo del territorio che sparisce, la ritirata del metalmeccanico. Stefano Bondi, segretario Fiom, annuncia: "Insieme alle altre sigle sindacali stiamo studiando un’iniziativa che si svolgerà su tutta la nostra provincia, il comparto non regge più. Un settore che trascina con sé altri spicchi dell’economia. Stiamo studiando una sorta di sciopero di tutto il settore proprio nella provincia di Ferrara. Dobbiamo farci sentire".