"Un patto tra mafie per lo spaccio in città"

L’analisi del criminologo Musacchio: "Nigeriani, albanesi, pugliesi e calabresi collaborano per fare arrivare fiumi di droga dall’Est"

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di Federico Malavasi

Un’alleanza tra mafie per inondare Ferrara di droga. Un "patto di non belligeranza" che, secondo un’analisi del giurista e criminologo Vincenzo Musacchio pubblicata nei giorni scorsi su Fai.Informazione.it, sarebbe stato stretto tra clan nigeriani, albanesi, pugliesi e ‘ndrangheta. Lo scopo, far arrivare "tonnellate di droga dall’Est Europa e dall’Albania", passando per le coste pugliesi fino ad arrivare alle piazze di spaccio di mezza Italia, "tra cui anche quelle di Ferrara e provincia". Secondo l’esperto, Ferrara rappresenta un "crocevia importante per le mafie", in quanto funge da snodo, da collegamento "tra l’Emilia-Romagna e il Veneto". Non solo. Essendo città universitaria con una popolazione studentesca cresciuta sensibilmente negli ultimi anni, gli spacciatori hanno trovato una domanda sempre crescente e un mercato particolarmente "florido". Ma come funziona il sistema di cui Ferrara farebbe parte e che ha visto come protagonista il clan degli Arobaga Vikings, decapitato da una vasta operazione di polizia e ora alla sbarra con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso? È presto detto. "A Ferrara – prosegue Musacchio – i clan hanno organizzato un efficientissimo sistema di spaccio che comprende persino il servizio a domicilio, soprattutto durante il picco della pandemia. Nigeriani, albanesi, calabresi e pugliesi hanno creato un sistema autosufficiente: produzione, traffico e spaccio. La droga è coltivata in Albania, arriva in Puglia e poi viene smistata nelle varie zone d’Italia", Ferrara inclusa.

Ma l’attività dei clan nel territorio estense, secondo il criminologo, non riguarda soltanto la droga. Nella nostra provincia "c’è stata anche la camorra dei casalesi, esperta nel traffico di rifiuti pericolosi". Allargando lo sguardo al panorama nazionale, ci sono poi "le infiltrazioni mafiose nell’economia e nella pubblica amministrazione. Non esiste oggi settore che possa ritenersi estraneo". L’emergenza Covid avrebbe poi accentuato tali fenomeni. "Durante la pandemia – puntualizza il giurista – molte imprese in crisi sono state inglobate dalle mafie non più con l’utilizzo della violenza, ma con accordi fatti con i precedenti proprietari".

Come muoversi quindi per contrastare tali fenomeni? Secondo Musacchio, oltre alle attività repressive occorre "scuotere le coscienze dei cittadini facendo comprendere i danni cagionati al territorio dalle infiltrazioni mafiose. C’è purtroppo ancora chi oggi afferma che le mafie non esistano. I cittadini non vedendo più le mafie classiche, violente e pervasive, percepiscono il fenomeno mafioso, apparentemente silente e invisibile, come distante dalle proprie esistenze". La criminalità organizzata, è l’ammonimento conclusivo, anche nel Ferrarese "può intervenire sull’economia locale, fino a ‘impadronirsi’" di settori chiave. Il tutto, chiude Musacchio, "fa parte di una strategia connessa alle ultime metamorfosi delle mafie, che oggi sono sempre più mercatistiche, corruttrici e invisibili".