"Una città nella città Patrimonio da salvare"

Paradiso dei polimeri tra lavoro e speranze "Il futuro passa da qui"

di Federico Di Bisceglie

All’altra città si accede da piazzale Donegani. Oltre le sbarre si apre una realtà parallela. Un’eccellenza custodita da uno scrigno fatto di cemento armato e filo spinato. Ma che vale la pena conoscere e apprezzare. I giganti d’acciaio del Petrolchimico proiettano di primo impatto in uno scenario a metà tra un film con Volonté e Blade Runner. Per attraversare l’oceano della chimica la prima tappa è alla base dell’approvvigionamento. Quello che una volta si chiamava Cral. Il dopolavoro. Il bar ha un arredamento che ricorda i momenti passati. Quando la fabbrica veniva vissuta in tutte le sue sfaccettature. "Ora le abitudini sono cambiate. Ma qui, una volta, alle dieci del mattino, si faceva fatica a entrare dalla tanta gente che c’era". Il nostro cicerone è Vittorio Caleffi, segretario regionale della Uiltec. Uno che al Petrolchimico ha messo assieme diverse primavere e che comunque "almeno una volta alla settimana" fa capolino tra gli impianti. Dall’accesso al cuore della fabbrica (o Montedison, o, per i più vecchi, Montecatini o per gli aficionados del dialetto ’al fabricon’) si arriva passando accanto al centro di ricerche Natta. Un patrimonio inestimabile. Difficile passare da un impianto all’altro a piedi. Prendiamo la macchina e iniziamo la navigazione. Basell, Versalis, Sapio, Ifm, Yara, Celanese, General Cavi, Polar e Ge Betz. I nomi delle realtà produttive che insistono all’interno del sito industriale giganteggiano accanto agli impianti. Agli occhi di un osservatore inesperto, le grandi apparecchiature paiono molto simili tra loro. Caleffi e Palo Schiavina (amministratore delegato di Ifm e guida d’eccezione) li conoscono a memoria. Sembra li chiamino per nome. Si ricordano anche, dopo l’ondata di maltempo delle scorse settimane, quali sono stati ripristinati e quali ancora devono riprendere il ciclo produttivo. "Per lo più – dice Caleffi – tutti gli impianti sono tornati correttamente in marcia. Solo il 26esimo sta ultimando le ultime fasi di verifica prima di riprendere appieno". Schiavina annuisce.

Per raccontare la vita che si materializza oltre le mura dell’ignoto (ai più), vi diamo qualche numero. Lo stabilimento si articola su una superficie di 250 ettari, di cui 130 sono ’disponibili’ a nuovi insediamenti industriali. Punto, quest’ultimo, sul quale sia l’ad di Ifm che il rappresentante sindacale calcano la mano a più riprese. Già così è pazzesco. Ma c’è ancora tanto, tanto spazio da utilizzare. La rete stradale interna si snoda su quaranta chilometri (si, avete letto bene) di strade principali. La rete ferroviaria invece corre per dieci chilometri, collegando il Polo alla stazione. I dipendenti accedono dalla portineria Est. Ce ne sono altre due: entrambe commerciali. Chi abita e vive l’ecosistema sono 1700 addetti nelle aziende e circa seimila lavoratori nell’indotto. "Un patrimonio che non dobbiamo disperdere – dice risoluto Caleffi – e che anzi garantisce che nel nostro polo chimico si sviluppino eccellenze a livello internazionale dal punto di vista della lavorazione dei polimeri".

I lavoratori. Almeno il quaranta percento degli addetti è ’turnista’. Ovviamente la fabbrica lavora 365 giorni all’anno. Ventiquattro ore al giorno. Questo si traduce, seppur in maniera differente in base a mansioni e inquadramenti, in almeno "una settantina di notti" all’anno. "Quella di stabilimento – dice Caleffi – è una vita non facile, anche se compensata in parte da stipendi sopra la media". Sussistendo tante aziende diverse all’interno del Polo, si può dire che si tratta di un grande condominio. Il paragone non è troppo forzato. Basti pensare, dice il sindacalista, che "ogni azienda concorre alle spese sulla base dei millesimi che le sono stati attribuiti". Il numero di addetti per ogni turno è variabile, ma generalmente si attesta attorno alle centocinquanta unità. Sentinelle che vigilano sui processi produttivi. Al Polo Chimico c’è davvero tutto. Il bancomat, le poste, un punto di primo soccorso, l’ambulanza e, soprattutto, i Vigili del Fuoco dotati di un’attrezzatura all’avanguardia. Le dimensioni della struttura ve le abbiamo raccontate. Considerate che, dalla posizione in cui si trova la ’base’ dei pompieri, attraverso gli assi viari, riescono a essere in qualsiasi punto dello stabilimento e intervenire entro due minuti e mezzo. Insomma ovunque ci si giri, al Polo Chimico, s’incappa in un’eccellenza. Non manca niente, abbiamo detto. Da qui al futuro, si deve solo fare in modo che non manchino le materie prime. E la speranza. Benvenuti nel paradiso della Chimica.