"Una rappresaglia perché criticavo Lodi"

Caso Cidas, parla il dipendente della coop obiettivo del presunto ricatto del vicesindaco: "Rifarei tutto, non ho fatto nulla di male"

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di Federico Malavasi

"Non ho tessere di partito e non sono un militante. Scrivo solo sui social quello che penso. Non mi aspettavo di subire attacchi del genere, non sono abituato a situazioni di questo tipo". A due giorni dalla chiusura dell’inchiesta sulle presunte pressioni sulla Cidas con indagato per concussione il vicesindaco Nicola Lodi, Daniel Servelli, dipendente della cooperativa di cui l’amministratore avrebbe chiesto lo spostamento, ripercorre le tappe della vicenda che lo vede protagonista. A parte un breve post su Facebook dell’altro ieri, è al prima volta che racconta la sua verità.

Servelli, come ha vissuto le vicende finite al centro dell’inchiesta?

"Non l’ho certo vissuta bene. L’ho vista come una rappresaglia nei miei confronti. Ho pensato che se erano arrivati a me tramite il mio presidente, magari poteva anche capitarmi altro".

A fare scattare le richieste del vicesindaco, secondo le accuse, sarebbero stati proprio alcuni suoi post.

"Il mio è un profilo privato, quindi in alcun modo collegato alla cooperativa. Non c’è nemmeno scritto che lavoro per la Cidas. Fuori dall’orario di servizio e dall’ospedale credo di essere libero di fare e scrivere ciò che voglio, nei limiti della legge e dell’educazione".

Alcune sue uscite sono state però ritenute offensive e diffamatorie. È così?

"Non sono un estremista né un ‘talebano’. Negli anni passati ho sempre commentato sui social, anche fatti che riguardavano la giunta precedente. Ma finora non avevo mai subito pressioni del genere".

Dopo le presunte pressioni esercitate dal vicesindaco, al di là dei due provvedimenti uno disciplinare e uno no, ha avuto altre ripercussioni sul lavoro?

"Non mi è successo nulla. Non sono stato isolato né mi sono stati fatti dispetti".

Da quanto tempo è in Cidas?

"Ho iniziato nell’agosto del 2013 e poi, dall’aprile del 2014, sono stato assunto a tempo indeterminato. All’ospedale di Cona mi occupo dei trasporti interni".

Come è arrivato alla decisione di denunciare?

"Tutto è partito dall’esposto della consigliera comunale Anna Ferraresi. Quando sono stato convocato dal mio presidente, per tutelarmi, ho deciso di registrare. E quegli audio si sono rivelati fondamentali. Dopodiché, io non ho fatto altro. Lodi ha poi portato in consiglio comunale la famosa lettera, leggendo anche i passaggi che sono poi finiti all’attenzione degli inquirenti".

A un tratto, lei ha deciso di smettere di pubblicare sui social. Perché?

"Mi faceva un po’ paura sapere che ogni cosa che scrivevo veniva segnalata. A quel punto mi sono detto, meglio evitare".

Tornando indietro rifarebbe quello che ha fatto?

"Sì, perché sento di non aver fatto nulla di male. Se c’è qualcosa che non mi piace ho il diritto di commentare e criticare".

Cosa si aspetta da questo procedimento penale?

"Non lo so. Come ho detto non sono molto avvezzo a queste situazioni. Aspettiamo e vediamo. Io, intanto, continuo la mia vita, giorno per giorno".