Unife Medicina, la proposta del rettore. “Stop ai test d'ammissione”

Zauli al Miur: “Aprire a 600 studenti purché ottengano la media del 27 nel primo semestre”

Il rettore Giorgio Zauli

Il rettore Giorgio Zauli

Ferrara, 29 gennaio 2019 - La soglia di sbarramento per 600 studenti di Medicina non sarà più il test d’ingresso ma arrivare a finire tutti gli esami del primo semestre del primo anno con una media non inferiore al 27 e totalizzare tutti i crediti formativi entro il 31 gennaio dell’anno accademico. Questa la proposta che il rettore di Unife, Giorgio Zauli, ha portato all’attenzione del viceministro del Miur, Lorenzo Fioramonti e del presidente della commissione per l’istruzione pubblica in Senato, Mario Pittoni, venerdì scorso.

Professore, qual è stata la reazione di Fioramonti e Pittoni?

«Direi positiva e incoraggiante. Fermo restando che, come ho ribadito, si tratta di una proposta e non di una decisione imposta. Abbiamo pensato che il test d’ingresso, specie per come è concepito attualmente, fosse un criterio di scrematura degli studenti quanto mai inadeguato. Di qui l’elaborazione di una proposta che semplicemente darebbe la possibilità a seicento studenti, nell’ambito di questa sperimentazione, di capire dopo il primo semestre se medicina è la facoltà giusta e che fa per loro, in base ai risultati che ottengono. Ovvero: superare tutti gli esami con una media non inferiore ai 27 trentesimi e ottenere i crediti universitari entro la fine di gennaio».

Questo comporterebbe dei costi per il Ministero?

«Assolutamente no. Questa proposta è stata concepita proprio in funzione di non gravare di costi ulteriori l’istituzione centrale. Unife sarebbe autosufficiente sia per le risorse economiche che del corpo docenti. Abbiamo dimostrato che i grandi numeri siamo ben in grado di gestirli. E, questo, s’inserirebbe a pieno titolo nella collaborazione che abbiamo avviato assieme all’Ente Fiera per i ragazzi di Biotecnologie».

Cosa l’ha spinta ad elaborare questa proposta?

«Negli anni abbiamo assistito al depauperamento del corpo docenti per quanto attiene a medicina. Calato del 23% in pochi anni. In più, è aumentata la necessità di laureati in Medicina e di specialisti. Quindi il progetto si muove in questa direzione».

Ci sono già altre realtà pronte a supportare questo progetto?

«Il San Raffaele di Milano ha salutato con favore questa proposta e speriamo anche con loro di poter lavorare in sinergia e permettere l’attuazione di questa idea che, sebbene sperimentale, poggia sull’esigenza di sanare da un lato l’esigenza di medici, dall’altro di modificare il sistema di selezione degli universitari».

Non mancano però da parte degli studenti alcune polemiche…

«E’ normale, me le aspettavo. Ma, come detto, su tutti i fronti ci siamo attivati per trovare soluzioni a qualsivoglia tipo di problema. Dalla gestione delle borse di specialità al personale medico, fino alla gestione dei tirocini. E poi, il problema del numero chiuso. Ora, lungi da me pensare che questa sia la soluzione migliore, ma intanto abbiamo affrontato il tema con cognizione di causa aprendoci al confronto. Ma ci tengo a ribadire che è una proposta che va vagliata e valutata. Nulla di certo e definitivo».