Uno spettacolo per Leo Morto giù dall’ospedale I ragazzi del Dosso Dossi ricordano il giovane Riberti

Al Ferrara Off domani va in scena la rappresentazione ’Vita e potenza’. Boari: "Tra i giovani aumentate fobie e panico: è un segno d’allarme". Il progetto si è concretizzato dopo la tragedia avvenuta al Maggiore.

Uno spettacolo per Leo  Morto giù dall’ospedale   I ragazzi del Dosso Dossi  ricordano  il giovane Riberti

Uno spettacolo per Leo Morto giù dall’ospedale I ragazzi del Dosso Dossi ricordano il giovane Riberti

di Lucia Bianchini

Uno spettacolo per Leo. Si terrà al teatro Ferrara Off domani alle 11 lo spettacolo conclusivo del laboratorio "Vita e Potenza", e sarà dedicato a Leonardo Riberti, il giovane paziente psichiatrico deceduto cadendo dall’ospedale Maggiore di Bologna, lo scorso giugno, le cui cause sono al centro di una inchiesta giudiziaria. Sul palco saliranno tredici studenti e studentesse dell’istituto Dosso Dossi che durante tutto l’anno hanno lavorato con Francesca Boari, ideatrice del progetto e dei testi, Paola Bellini, docente di filosofia e Alessia Passarelli, educatrice teatrale. L’idea , subito accolta dai docenti e dalla preside Francesca Barbieri, è nata dopo la morte di Leonardo ma, come racconta la Boari, "era in cantiere da molto tempo perché durante la pandemia gli adolescenti, in un’età estremamente critica, sono stati prima costretti a stare isolati per circa due anni, poi rigettati nella scuola senza tener conto della socializzazione persa e questa cosa dal punto di vista psicologico non è stata affrontata in nessun modo".

"Il progetto ha unito filosofia e teatro ed è nato – continua la docente – perché la scuola deve occuparsi anche dell’aspetto psicologico e relazionale dei ragazzi, con il Covid il problema si è acutizzato e vogliamo aiutarli ad avere un rapporto più autentico con il loro corpo. Acquistando consapevolezza di sé si può relazionarsi con gli altri in maniera più equilibrata".

Quello che andrà in scena sarà uno spettacolo anomalo, come spiega Alessia Passarelli, perché per non snaturare il clima di confronto, fiducia e condivisione nato durante gli incontri, in cui si è partiti da riflessioni filosofiche per poi passare al linguaggio teatrale, "abbiamo dato una struttura a maglie larghe in cui i ragazzi passeranno da un’improvvisazione all’altra, vivendo l’esperienza in tempo reale".

Il percorso ha aiutato i partecipanti a conoscersi meglio e ad intraprendere un percorso per affrontare le loro fragilità. Come continua la Boari "tra i ragazzi sono aumentati fobie, attacchi di panico, svenimenti, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, ed è un segnale d’allarme. Gli adulti devono assumersi responsabilità precise, non parlo delle famiglie ma delle scuole, perché chi insegna ha una grande responsabilità e deve essere messo nelle condizioni di svolgere il mestiere al meglio". Secondo la docente la politica dovrebbe "fare una riforma per avere una scuola in linea con i tempi, quella attuale è vecchia, lavora coi calcoli, le misurazioni e le prestazioni, quando il problema di questi ragazzi non è un voto, e i docenti sono burocrati, non più educatori". "Ai ragazzi basterebbe una cosa semplicissima – chiude Passarelli –: essere ascoltati in una maniera onesta, sincera, un ascolto che ti fa sentire a tuo agio. Il problema riguarda noi adulti in primis, le fragilità sono quasi socialmente inaccettabili". Della stessa idea è anche Boari: "Abbiamo bisogno di educazione alla felicità, del sacrosanto diritto di raccogliersi nel silenzio, capirsi, ascoltare il sé che è dentro di noi".