’Variante inglese’, potenziata la sorveglianza

Negli ultimi giorni sensibile aumento dei contagi nelle fasce d’età 14-19 e 20-29 anni: "Va combattuta con il tracciamento e le cautele"

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di Stefano Lolli

La ’variante inglese’ si fa largo soprattutto tra i più giovani. Se l’andamento della pandemia, nel Ferrarese, rimane stabile, soprattutto rispetto alle altre province vicine, colpisce un dato, riferito ieri in Conferenza sociosanitaria dalla direttrice generale dell’Azienda Usl Monica Calamai: "Da giorni stiamo registrando un aumento dei contagi fra i giovani". Non grandi numeri, ma è la percentuale di aumento che fa alzare le antenne: + 11,7% tra i 20 e i 29 anni, e un altro picco nella fascia 14-19 anni. Il tutto, mentre nel resto della popolazione c’è un segno meno, e anche il numero dei positivi sul totale dei tamponi si mantiene contenuto (ora attorno al 12%).

Ci sarebbe di che respirare, se non fosse appunto per la ’variante inglese’; responsabile, in questo caso su scala regionale, del fatto che l’indice Rt, che evidenzia la trasmissibilità del virus, si mantiene a 0,94. In pratica, il confine tra ’zona gialla’ e ’zona arancione’: che proprio per il cosiddetto ’Voc202012’ – nome in codice del virus mutante – potrebbe riportare anche Ferrara, per dirla come a Londra, in pieno... orange. Perciò le misure di tracciamento si fanno più stringenti: oltre ai contatti stretti, infatti, ora il Dipartimento di Sanità Pubblica raccomanda di valutare anche quelli con persone al di fuori della cerchia più intima. E la quarantena non si interrompe più al decimo giorno, ma occorre arrivare sino al quattordicesimo. Un altro campanello d’allarme, riferisce la Calamai, è dato dall’incremento – rispetto alla settimana precedente – dei contagi nelle scuole: su 558 nuovi positivi negli ultimi sette giorni, 78 sono appunto nel settore dell’istruzione (dove sono state attuate 596 indagini epidemiologiche sulle 3422 complessive). Insomma, oltre a studiare l’inglese sui banchi, bisogna iniziare a considerarlo (e temerlo) soprattutto fuori dalle classi, alzando al massimo il livello di guardia.

Per il resto, dal report ormai abituale con i sindaci, è emerso un quadro più rassicurante, soprattutto per quello che riguarda la situazione dei posti letto nei reparti Covid. Paola Bardasi, commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera, ha confermato che il tasso di occupazione (ora dell’86%) si mantiene lontano dai livelli di guardia delle scorse settimane. E per le terapie intensive siamo molto lontani dal temutissimo tutto esaurito di gennaio. Ci sono comunque le spie di una possibile risalita del virus: "La percentuale di accessi per Covid al Pronto Soccorso è tornata al 6,4% – ha detto la Bardasi –, dopo essere scesa nelle scorse settimane in maniera abbastanza marcata". E nel 72% dei casi, questi accessi determinano il ricovero dei pazienti.

Anche nella rete degli ospedali territoriali, la pressione non è eccessiva: sui 141 posti Covid complessivi, ne sono occupati ora 117. Alla Salus ci sono 33 pazienti Covid, 5 alla Quisisana – che ha riaperto i ricoveri dopo un periodo di stop –, 23 all’Ado sui 29 concordati con l’Azienda Us, e infine 14 all’Astra; al proposito, il cosiddetto ’covid hotel’ potrebbe ridurre il massimale disponile di 69 posti letto, anche se prima di prendere una decisione definitiva si attenderà di capire proprio l’incidenza di questa temuta ’variante inglese’. Su cui, come riportato ieri dal Resto del Carlino, è impossibile un’analisi quantitativa sistematica; i test sono selettivi, ai laboratori dotati di un sequenziatore vengono inviati casi mirati. Ma si tengono d’occhio, ora, in particolare i nuovi focolai e i potenziali casi limite di persone nuovamente congiate.