Varianti Covid: scoperta Unife per scovarle

Grazie allo studio Chiara Mazziotta, dottoranda di Medicina Molecolare, ha ottenuto il prestigioso premio ’Carlo Erba’: "Con la tecnica si ottiene la quantificazione assoluta delle ’copie’ virali"

A sinistra, Chiara Mazziotta, dottoranda di Medicina Molecolare

A sinistra, Chiara Mazziotta, dottoranda di Medicina Molecolare

Ferrara, 29 aprile 2021 - Dai laboratori Unife nasce un approccio innovativo per analisi più veloci e accurate per l’identificazione delle sequenze genomiche del Sars-Cov-2, sia negli asintomatici che nei pazienti affetti da Covid-19. Il progetto scientifico innovativo per la diagnostica di laboratorio, è di Chiara Mazziotta, dottoranda del terzo anno di corso in Medicina Molecolare dell’Università di Ferrara, che ha messo a punto un nuovo protocollo di amplificazione del genoma del Coronavirus mediante l’innovativa tecnica di Droplet Digital Pcr, con tutore scientifico la Professoressa Fernanda Martini.

Grazie a questo progetto Chiara Mazziotta si è aggiudicata il premio nazionale della Fondazione Carlo Erba di Milano ’Cecilia Cioffrese - Malattie Virali’. "Con questa tecnica – spiega la Mazziotta – è possibile ottenere una quantificazione assoluta delle copie virali presenti nel campione da analizzare. La ddPCR è una metodica molto sensibile in grado di individuare la presenza di una singola molecola di genoma virale. Il nuovo protocollo messo a punto nei nostri laboratori consentirà di rilevare accuratamente sequenze specifiche del gene spike (S) di SARS-CoV-2 utilizzando coppie di oligonucleotidi e sonde specifici per questo virus corona. Questa strategia permetterà di distinguere la presenza del genoma SARS-CoV-2, da quella di altri virus corona omologhi. In questo modo è possibile amplificare tratti di genoma che possono essere mutati nei diversi ceppi consentendo di evidenziare le varianti virali sia mediante ddPCR che con il successivo sequenziamento del tratto di genoma amplificato".

"Le varianti – prosegue Mazziotta – derivano da errori durante la replicazione virale nelle cellule dell’ospite infettato. Questo è un fenomeno naturale e totalmente casuale che potrebbe avvenire in ogni singolo individuo infettato dal virus, potrebbero quindi formarsi anche nella nostra comunità. L’unico modo per identificarle è il sequenziamento del genoma, analisi che permette di determinare la corretta sequenza nucleotidica di specifici geni o frazioni del genoma virale che putativamente sono mutate. Un esempio, il virus corona Sars-Cov-2 può essere analizzato nella frazione o gene che codifica per la proteina Spike, la quale come è noto svolge un ruolo chiave nell’infezione e nell’ingresso del virus nelle cellule".

Ma quali sono le differenze con i metodi utilizzati oggi? "Rispetto ai metodi utilizzati finora questo nuovo approccio è più affidabile e accurato in termini di identificazione del genoma del virus. Inoltre, è più rapido e consente di amplificare una frazione di genoma virale utile anche per discriminare le varianti del virus. Grazie alla rilevazione anche di una bassa carica virale in soggetti/pazienti sia asintomatici che sintomatici è possibile una più rapida e adeguata gestione della malattia", conclude Chiara Mazziotta.

re. fe.

 

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