Ventilatore polmonare low cost, ecco Diego

Nasce dall’idea di Luciano Fadiga, professore di Fisiologia a Unife. Funziona a batteria o energia solare, ecco quanto costerà

Luciano Fadiga, professore di Fisiologia a Unife

Luciano Fadiga, professore di Fisiologia a Unife

Ferrara, 28 maggio 2020 -  Si chiama ‘Diego’, ma dell’essere umano porta solo il nome. E’ però sicuramente il frutto del genio tipico dell’uomo. Si tratta infatti del primo respiratore polmonare d’emergenza, di semplice e innovativa concezione, per la ventilazione forzata di pazienti in condizioni di grave insufficienza respiratoria, realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia in collaborazione con Unife.

La soluzione ingegneristica permette al dispositivo, tra le altre cose, di essere economico e disponibile rapidamente per tutti gli ospedali in cui non è possibile acquistare ventilatori standard.

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Per economico si intende un prodotto acquistabile ad un prezzo che oscilla fra i trecento e i quattrocento euro. Diego, acronimo di Device for Inspiration and Expiration, Gravity Operated, nasce da un’idea di Luciano Fadiga, professore ordinario di Fisiologia a Ferrara e direttore del centro di Neurofisiologia traslazionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), Giulio Sandini, ordinario di Bioingegneria a Genova e founding director di IIT, e Diego Torazza, ingegnere e progettista all’IIT.

Il sistema IIT-Unife per la ventilazione polmonare d’emergenza utilizza, per funzionare, un comune pallone respiratore di tipo Ambu. È intrinsecamente sicuro perché, diversamente da progetti simili al momento in sperimentazione, la forza che agisce sul pallone è la forza di gravità e dipende dalla massa che viene posizionata sulla leva che comprime il pallone.  

L’idea di fondo , infatti, è che il motore elettrico che fa funzionare il ventilatore polmonare non comprima il pallone ma sollevi periodicamente il peso dal pallone rilasciandolo successivamente ad ogni atto respiratorio. In questo modo, è stato realizzato un sistema semplice, dove le regolazioni necessarie come volumi, tempo di inspirazione e di espirazione, pressioni, sono determinate tutte meccanicamente senza l’utilizzo di elettronica o strumentazioni complesse. Inoltre, a differenza di altri sistemi, Diego può funzionare a batteria o ad alimentazione solare, caratteristica che lo rende utilizzabile anche in caso di interruzione della fornitura elettrica.

L’idea di realizzare il dispositivo Diego è nata durante l’emergenza Covid19, quando osservando la situazione delle strutture ospedaliere di Bergamo, Codogno e Vò Euganeo, ci si è resi contlo che il sistema sanitario nazionale era al limite di sopportazione.  

I ricercatori di IIT e dell’Università di Ferrara hanno quindi pensato a quello che poteva succedere in Paesi più in difficoltà nel reperire dispositivi medici dall’Italia e hanno cercato di proporre rapidamente una soluzione. In meno di due settimane, il progetto è diventato realtà. "Questo progetto – spiegano il rettore Giorgio Zauli e il docente Luciano Fadiga – rappresenta un esempio di interazione multidisciplinare che, partendo dal lavoro di progettazione e di laboratorio, trasferisce conoscenza e benefici a tutti. Questo è il risultato dell’eccellenza culturale dell’Italia".  

Il prototipo Diego, ora prodotto da Scm Group di Rimini, dopo i primi test in laboratorio e l’assenso alla sperimentazione clinica dal Comitato Etico dell’Emilia Romagna, è stato usato con successo per ventilare alcuni pazienti volontari in anestesia generale nel reparto di chirurgia dell’ospedale di Ferrara. Il dispositivo, peraltro, è già stato notificato al Ministero della Salute - l’unico respiratore inventato in Italia sottoposto al Ministero per l’emergenza Covid-19 al momento della notifica - e visto il successo in sala operatoria, sta iniziando il percorso normativo per poter essere marcato Ce come dispositivo medico di classe I. Vista la semplicità dello strumento, i tempi di certificazione si prevede possano essere molto più contenuti rispetto alla maggiorparte di dispositivi di ventilazione polmonare. Un grande successo, non c’è dubbio.