FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Video pedopornografici nel computer, la procura chiede sei mesi

Sei mesi di reclusione per quei video pedopornografici trovati all’interno del suo computer. È la richiesta di condanna avanzata dal...

Sulla vicenda hanno indagato i militari della guardia di finanza. La prossima udienza è fissata per il 29 aprile

Sulla vicenda hanno indagato i militari della guardia di finanza. La prossima udienza è fissata per il 29 aprile

Sei mesi di reclusione per quei video pedopornografici trovati all’interno del suo computer. È la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino per un 65enne ferrarese finito a giudizio per quei file proibiti. Il processo a carico dell’uomo è arrivato ieri alla battute conclusive, con la requisitoria della pubblica accusa (e relativa richiesta di condanna) e l’arringa della difesa, che ha invece insistito per l’assoluzione. Ascoltate le parti, il giudice Marco Peraro ha rinviato al 29 aprile per la lettura della sentenza.

L’uomo è un volto già noto alle cronache giudiziarie in quanto imputato per una presunta truffa ai danni di un’anziana la quale, secondo l’accusa, sarebbe stata convinta a versare grosse somme a favore di un’associazione umanitaria pro Ucraina (vedi articolo in alto). Ed è proprio nell’ambito delle attività svolte dalla guardia di finanza nel corso di quell’inchiesta che sarebbero emersi i file pedopornografici nel pc dell’imputato. Nel complesso, la procura gli contesta il possesso di 41 filmati completi e tre frammenti di video che ritraggono minori in atteggiamenti sessuali espliciti. Per quei fatti inizialmente il 65enne era stato raggiunto da un decreto penale di condanna a 1.800 euro di multa, emesso dalla procura di Bologna. Un provvedimento che però l’uomo ha impugnato, finendo quindi a processo.

Nell’udienza precedente, l’uomo ha raccontato la propria verità, respingendo le accuse. "Non ho mai visto quei video" aveva scandito rispondendo al pm. L’imputato aveva spiegato di aver appreso di questa vicenda quando, un anno fa, venne contattato da un avvocato d’ufficio che gli comunicava del decreto penale di condanna emesso dalla procura felsinea. Per quanto riguarda il suo computer, ha spiegato che spesso capitava di lasciarlo "in Ucraina per gli aggiornamenti da parte dei tecnici informatici".

f. m.