FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Violenza in corsia, la Commissione. Sessantasei casi in cinque mesi: "Dati in calo, le misure funzionano"

La direttrice generale Natalini ha fatto il punto della situazione nell’aula del Consiglio comunale "La maggior parte avviene in pronto soccorso. In campo protocolli, telecamere e sorveglianza".

La direttrice generale Natalini ha fatto il punto della situazione nell’aula del Consiglio comunale "La maggior parte avviene in pronto soccorso. In campo protocolli, telecamere e sorveglianza".

La direttrice generale Natalini ha fatto il punto della situazione nell’aula del Consiglio comunale "La maggior parte avviene in pronto soccorso. In campo protocolli, telecamere e sorveglianza".

In cinque mesi gli episodi di aggressione ai danni di sanitari sono stati 66. Praticamente uno ogni due giorni. Un dato inquietante, ma che comunque (almeno in prospettiva) pare essere in netta flessione rispetto al 2024, quando i casi di violenza in corsia furono ben 218. Un cambio di rotta che sarebbe legato anche alle importanti azioni messe in campo dai vertici di Ausl e Sant’Anna per contrastare il fenomeno. Quale che sia il trend, restano numeri che fanno riflettere quelli illustrati ieri pomeriggio in municipio, durante la riunione della Quarta Commissione consiliare presieduta dal forzista Francesco Levato (foto). A illustrare dati, andamento e contromisure è stata la direttrice generale delle aziende sanitarie Nicoletta Natalini. Il ragionamento inizia con un ampio punto della situazione. Sessantasei aggressioni nei primi mesi del 2025, si diceva, un dato che in proporzione è in sensibile miglioramento rispetto all’anno scorso. "E questo ci rincuora – così Natalini –. Le azioni messe in atto necessitano di un tempo per essere efficaci, quindi ci aspettiamo altri miglioramenti".

Come già emerso in altre occasioni, la maggior parte degli eventi accade nei pronto soccorso e in Psichiatria. Un dato legato sicuramente alla natura dei reparti, ma anche al maggior numero di accessi, almeno per quanto riguarda il primo. La categoria professionale più colpita sono gli infermieri (38 sui 66 totali) e oltre la metà delle aggressioni è di natura verbale. Nel mirino soprattutto le donne. In tredici casi, infine, è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Conclusa la panoramica, la direttrice passa a elencare le azioni messe in campo per contrastare il fenomeno. A partire dalla valutazione dei rischi psicosociali e, soprattutto, dall’attivazione di una "collaborazione con la prefettura e confronto con i vertici delle forze dell’ordine per protocolli operativi finalizzati alla prevenzione delle aggressioni agli operatori sanitari". Passaggio quest’ultimo che sembra essere la base della flessione dei casi. Ma non è tutto. Natalini elenca una serie di interventi per la "mitigazione del rischio", primo fra tutti l’introduzione dell’infermiere Flow manager, "che aiuta familiari e pazienti nell’indicare il percorso che si sta seguendo in pronto soccorso, riducendo così le motivazioni di aggressività". Poi la regolamentazione degli accessi nelle aree di degenza, l’installazione di telecamere in aree critiche e di pulsanti per l’attivazione rapida delle forze dell’ordine. La direzione delle aziende ha infine incrementato la vigilanza interna, con l’introduzione del portierato e delle guardie armate con ruolo di "tutela degli ambienti e non di intervento diretto in caso di aggressione", che rimane prerogativa delle forze di polizia.

Federico Malavasi