
Gli operai delle vie Krasnodar e Bologna raccontano la loro odissea tra escavatori e cemento. La proposta di Marku: "Lavorare dalle 5 fino alle 13, è l’unico modo per non correre rischi".
Sotto il sole cocente, indossano tutti una pettorina arancione, perché oltre al caldo killer, c’è anche il rischio di essere investiti. Sono gli operai di viale Krasnodar dove c’è un cantiere della geotermia, che probabilmente andrà avanti ancora per un anno. Ivan Gugllea è uno dei lavoratori e, ogni due minuti, si asciuga il sudore che gli bagna la fronte. Dietro gli occhiali da sole, non tradisce le emozioni. Ma alla domanda se sia sentito male per gli effetti della canicola, si libera di un peso: "L’altro giorno intorno alle 11,30, mi mancava il respiro. All’improvvisa la forza nelle gambe mi ha abbandonato. Sono andato all’ombra e mi sono seduto. Ho bevuto dell’acqua e aspettato che mi passasse. Ero spaventato, poi il male oscuro se n’è andato. Il caldo di queste settimane è davvero troppo pesante. Bene ha fatto la Regione a prevedere un’ordinanza per lo s top al lavoro, in condizioni di caldo estremo. Però anche prima delle 12 la canicola ti colpisce senza pietà". A pochi metri di distanza, sotto un cappello in stile australiano, c’è Marku Ndue, anche lui moldavo e operaio del cantiere delle geotermia. Guarda, come se fosse una sua creatura, il fossato con i tupi appoggiati sul fondo. La sete lo tormenta e deve lasciare per un attimo l’escavatore. "Un sorso ti allunga la vita", scherza ma neanche tanto. A dir il vero il caldo non lo fa dormire alla notte, non solo per le alte temperature, ma perché è un pensiero fisso. "Ho anche avanzato una proposta all’azienda – sottolinea Ndue – : lavorare dalle 5,30 del mattino fino alle 13. Soltanto così si potrebbero attenuare i disagi per le ondate di calore, che ti prendono alla sprovvista mentre sei nel pieno del lavoro". Lo ascolta con attenzione Nicolae Malairau, dietro alla rete metallica del cantiere, e cerca di entrare nel discorso: "Sì, la sua è una buona idea. Qui si rischia a stare sotto il sole dalla mattina al pomeriggio. Per chi lavora sull’asfalto le temperature sono ancora più alte. Dobbiamo lottare contro la fatica e contro il caldo. Una battaglia giornaliera che non tutti riescono a vincere. La salute viene prima di tutto. Il caldo impietoso ha convinto le regioni a prevedere delle ordinanze. Ma servirebbe fare qualcosa di più: sentire noi operai e chiederci quali siano le fasce orarie più rischiose della giornata. Siamo soltanto in giugno e le temperature sono già da record. Il lavoro non ci spaventa, siamo abituati. Dobbiamo campare per le nostre famiglie, ma possiamo farlo anche in sicurezza". Non è d’accordo, invece, sulle modifiche all’orario di lavoro, Pietro Arsenii, impegnato in un altro cantiere vicino a via Bologna: "Lavorare di notte o ad orari assurdi, non credo sia la soluzione. Sono giovane, ho solo 26 anni, e credo di farcela anche in altre fasce orarie. Il caldo non mi spaventa più di tanto. Non voglio lavorare quando la gente esce e si rilassa con amici e fidanzate. Cerchiamo soluzioni che ci mettano al riparo dalla calura, ma senza impattare sulle nostre vite". Sulla stessa lunghezza d’onda il collega Roberto Campo: "Stiamo scherzando? Ho una famiglia e alla sera voglio tornare a casa. I miei cari sono la cosa più importante. Cambiare orario di lavoro, mi arrecherebbe dei disagi. Lo stop durante il giorno può andare, ma non voglio lavorare di notte".