Vittorio Cini, mecenate e filantropo Ferrara omaggia il suo ’ultimo doge’

Inaugurata a Palazzo Bonacossi la mostra organizzata da ’Il Cigno Arte’ in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte

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di Lauro Casoni

Le opere, il ricordo ma soprattutto lo spirito di quello che Vittorio Cini ha rappresentato per la città di Ferrara e per l’arte italiana sono riecheggiate fortemente ieri nelle sale di Palazzo Bonacossi, dove, a partire dal 13 novembre, sarà possibile visitare la mostra a lui dedicata, ’Vittorio Cini, l’ultimo doge’ , organizzata da Il Cigno Arte in collaborazione con Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara. "Attraverso le opere di ventotto artisti - ha introdotto Marco Gulinelli, assessore alla cultura del Comune di Ferrara - perlopiù concepite ad hoc in previsione della collettiva, viene evocata la vicenda umana e professionale di questo illustre ferrarese, protagonista della storia e della vita economica, politica, sociale e culturale italiana del Novecento. Numerosi lavori insistono sui luoghi nei quali lasciò un segno indelebile, a partire dalla sua città di adozione, Venezia, dove abitò nel cinquecentesco palazzo sul Canal Grande a San Vio e dove promosse il recupero dell’Isola di San Giorgio Maggiore, fondandovi il primo ente privato italiano che si poneva come scopo principale la ricerca umanistica". Vittorio Sgarbi, nel ricordare la "figura straordinaria del "ferrarese Cini", ha ribadito proposta di "sganciare Ferrara da Modena e proporre un gruppo museale Ferrarese. Anche Vittorio Cini avrebbe gradito una scelta di questo genere, legittimata dalla storia artistica della nostra città che lo stesso conte ha fatto conoscere in tutto il mondo attraverso le proprie relazioni. La mia intenzione, che spero venga approvata dall’intero consiglio comunale di Ferrara - continua il sottosegretario alla cultura - è rendere autonoma la Pinacoteca Nazionale di Ferrara e il Museo Nazionale di Ferrara". Nato a Ferrara il 20 febbraio del 1885, Vittorio Cini, definito da Indro Montanelli "l’ultimo Doge di Venezia", è stato uno dei più grandi imprenditori del Novecento. Senatore del Regno dal 1934, fu nominato due anni dopo commissario generale dell’Ente Esposizione Universale di Roma, prevista per il 1942. Dopo aver ricoperto per alcuni mesi la carica di ministro delle comunicazioni, nel giugno del 1943 si dissociò dal regime fascista, scelta che gli costò l’internamento nel campo di concentramento di Dachau, dal quale usci grazie all’intervento del figlio Giorgio. In memoria di quest’ultimo, scomparso prematuramente, promosse la costituzione della Fondazione Giorgio Cini (1951), centro di formazione e ricerca umanistica che scelse di collocare nell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia al fine di promuoverne il recupero e il restauro. Mecenate e filantropo, uomo curioso e amante del bello, Cini fu anche uno dei più intelligenti collezionisti del Novecento: nella sua ricca e variegata raccolta figuravano, tra gli altri, capolavori di grandi maestri del Rinascimento estense, testimonianza della passione per l’arte della sua città natale, cui si avvicinò anche grazie alla frequentazione di Nino Barbantini, curatore della celebre mostra ai Diamanti del 1933.