Vittorio Sgarbi: "Ferrara ostile a me? Io vado avanti, oltre ogni divisione"

Il critico d’arte a 360 gradi: "Una parte di Ferrara mi è ostile ma io vado avanti contro gretti e conservatori. Mostra su Balbo a Palazzo Koch"

Vittorio Sgarbi è presidente della Fondazione Ferrara Arte

Vittorio Sgarbi è presidente della Fondazione Ferrara Arte

Ferrara, 7 luglio 2021 - Mentre combatteva il cancro, ha scritto un libro - “Ecce Caravaggio. Da Roberto Longhi a oggi” (La Nave di Teseo) - e non ha mai smesso di lavorare, su e giù per l’Italia (da Rovereto a Roma, dove è candidato, passando ovviamente per Ferrara). E poi le dirette Tv, tra sfuriate e poetiche lezioni d’arte, le riunioni, i comizi elettorali. Un’attività febbrile, che trova pace solo quando torna nella sua Ro, nella casa degli affetti, circondato da libri, quadri e sculture. In mezzo anche un polverone giudiziario, risoltosi con un "non luogo a procedere" disposto dalla procura di Roma. Nel gennaio dell’anno scorso, infatti, Vittorio Sgarbi fu accusato di aver autenticato false opere d’arte attribuite all’artista anconetano De Dominicis, scomparso nel 1998. Da queste accuse è stato prosciolto. Come si sente ora? "Un grande sollievo – risponde il critico d’arte mentre è in viaggio – . Per uno come me che, per tutta la vita ha fatto il crtitico d’arte, quelle accuse rappresentavano un inaccettabile sputtanamento. Le opere di De Dominicis, che era mio amico, hanno meno di 50 anni, l’interesse dello Stato non c’è e lui, che era un autore concettuale, non ha mai fatto un’opera con le sue mani, tant’è che ci sono sempre stati degli esecutori". Un’inchiesta senza basi? "Hanno effettuato una serie di indagini senza senso, pedinandomi e intercettandomi senza mai interrogarmi. Alla fine, le mie memorie difensive hanno convinto un giudice intelligente. Ed eccoci qui". A proposito di opere d’arte: a Ferrara ha fatto discutere la vicenda dei disegni di Ghedini. Come mai tanto clamore? "Una vicenda grottesca. L’opera di Ghedini è stata data in deposito a tempo indeterminato a palazzo Schfanoia, a disposizione del pubblico: non si tratta di una mostra, come ha sostenuto Varese. Purtroppo le buone intenzioni vengono interpretate in maniera malevola da parte di vecchi politici e da alcuni esponenti del vecchio mondo culturale ferrarese. La Fondazione Estense ha ammesso che non avrebbe potuto comprare quei disegni per statuto, il Comune non aveva i soldi e io ho fatto una gentilezza: se le associazioni che mi hanno attaccato volevano quelle opere, avrebbero potuto comprarsele!". Non le porterà più a Ficarolo, come aveva minacciato? "No, era una provocazione". Diciamo che questa polemica è irrilevante rispetto alla battaglia vinta contro il cancro... ha mai avuto paura? "No, la paura l’hanno avuta mia sorella e le persone a me vicine. Quando ho capito che non c’erano metastasi ho provato una grande euforia". Perché ha parlato in pubblico di una cosa così intima? "Rispetto al male avrei assunto un atteggiamento di riservatezza e pudore però, essendo diventato pubblico il Covid, per cui chiunque prendeva il virus si sentiva in dovere di comunicarlo, io ho deciso di rendere pubblico il fatto che avevo il cancro. Ma in quel momento contava solo il Covid. Alcuni celebri oncologi mi hanno ringraziato per quella esternazione perché ho messo in evidenza un fatto e cioè che, a causa del Coronavirus, in Italia si stavano trascurando i malati oncologici". Torniamo a Ferrara, dove l’estate sembra più calda del solito: lettere anonime, Proiettili, molotov. "Una vicenda molto provinciale, tipo Signore e signori di Germi, nella quale una sorta di fanatismo per il leader, in passato del Pci e oggi della Lega, crea situazioni paradossali. Qui la politica c’entra poco, c’entrano piuttosto i sentimenti, con questa donna che vive nell’ombra di Naomo, prototipo del capo leghista che si batte contro l’immigrazione, seguito da fedelissimi, quasi dei soldatini. L’altro lato di questo sentimento di esaltazione è l’avversione ed ecco che Naomo diventa la vittima di questa scatenata...". Il capo però sarebbe Fabbri... "Sì ma Alan Fabbri è un sindaco leghista atipico, capace di mediazioni e di portare avanti battaglie di avanguardia come quella contro Erdogan, capace di nominare Ovadia e di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre". Parliamo di Palazzo Koch, vecchia sede Carife: diventerà un contenitore d’arte? "Da tempo meditavo questa cosa e ne avevo parlato con i dirigente modenesi di Bper assieme al sindaco. Visto che non si trovava un accordo, anche per colpa del Covid che stava ritardando tutto, avevo pensato di rinunciarvi. Poi, per caso, ho scoperto che l’ad Piero Montani è uno “sgarbiano“, ci siamo sentiti e la cosa dovrebbe andare in porto. Venerdì ci vedremo a Palazzo Koch con lui e Fabbri per vedere gli spazi e valutare". Cosa si farà in quel palazzo? "Visto che Palazzo Diamanti dal 18 luglio sarà chiuso fino al 26 agosto 2022, si potrebbe trasferire in quei nobili spazi, perlopiù sconosciuti ai ferraresi, la sua attività. Penso anche alle opere di Boldini appena rientreranno dal Mart, in attesa che venga sistemato Palazzo Massari". Che fine ha fatto l’idea della mostra su Balbo? "Va avanti e sarà ospitata proprio a Palazzo Koch. Sarà una mostra non sul fascista Balbo o sulle sue bravate ma sulla sua impresa di trasvolatore e su ciò che ha fatto in Libia. Sarà anche l’occasione per raccontare la Ferrara di quegli anni, senza alcun rimpianto per il fascismo. Non voglio polemizzare con Anna Quarzi, alla quale proporrò di unire le forze e di attingere al prezioso Fondo Balbo per organizzare una grande mostra". C’è una parte di Ferrara che le è ostile: si è chiesto perché? "Lo so ma sono combattivo e voglio andare avanti perché credo nella bonta dei miei progetti per Ferrara. Mia sorella, invece, sente la città ostile e percepisce questo muro ideologico, che è più forte della bontà delle cose che facciamo. Ma io sono oltre le divisioni politiche in nome della cultura, tant’è che ho suggerito al sindaco personaggi come Moni Ovadia e Michele Placido. E’ la prova del primato della cultura sull’ideologia e contro una diffusa mentalità gretta e conservatrice".