"West Nile a Ferrara, fare attenzione ai primi sintomi"

Dieci casi gravi e un decesso. Il punto sulla diffusione del virus con l’infettivologo Libanore: "Più colpiti gli uomini"

Ferrara, 5 settembre 2022 - Non siamo certo ai livelli d’allarme del confinante Veneto ma la guardia è alta. Una decina i casi di febbre del Nilo nella nostra provincia che si possono definire gravi, casi registrati a partire dal primo e per ora unico decesso che si è verificato all’inizio di luglio. Tra i dieci pazienti, persone che hanno avuto sintomi che hanno coinvolto il sistema nervoso centrale con forti mal di testa e cefalee, uno è deceduto, sei sono stati curati e dimessi, tre sono attualmente i ricoverati tra i quali uno in uno stadio ancora critico. C’è chi prova a scaricare la colpa sulla povera zanzara coreana ma non c’è bisogno di andare lontano. La trasmissione di West Nile avviene grazie ad un insetto quanto mai ‘indigeno’, quella zanzarina che punge in orario serale e notturno. Nome scientifico, ‘Culex pipiens’ che riunisce un complesso di specie. Da mesi nei paesi della nostra provincia si è intensifica la lotta con vere e proprie bonifiche, chiusura delle strade, a colpi di antilarvali. In prima linea per affrontare anche questa emergenza, Marco Libanore, direttore di Malattie Infettive, affiancato dalla sua squadra.

L’infettivologo del Sant’Anna Marco Libanore (BusinessPress)
L’infettivologo del Sant’Anna Marco Libanore (BusinessPress)

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Per ora i casi sono stati dieci, con quel decesso

"Sì, qui arrivano le persone che hanno forme che coinvolgono il sistema nervoso centrale. La maggior parte dei pazienti presenta sintomi lievi o assenti, siamo parlando dell’80%. Il 20% ha febbre. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette. E comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, convulsioni, paralisi e purtroppo il coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi, parliamo di una percentuale di 1 su mille, il virus può causare un’encefalite letale".

Ci descriva la tipologia dei pazienti che sono arrivati nel vostro reparto

"Sono stati colpiti molto di più gli uomini delle donne, parliamo infatti di otto maschi e due femmine. L’età oscilla tra i 62 e gli 89 anni, non è stato ricoverato nessun giovane"

Il campanello d’allarme?

"Quando vengono trovate zanzare positive sul nostro territorio. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. La trasmissione della malattia, è bene precisarlo, non avviene da persona a persona, ma nella quasi totalità dei casi attraverso le punture di zanzare infette".

Gazze, cornacchie e ghiandaie rappresentano le specie bersaglio del virus. Quali sono le rotte seguite dai volatili che poi fanno da serbatoi?

"In genere migrano nelle nostre aree dall’Africa, una volta arrivati qui entrano in simbiosi con gli altri volatili locali. Possono quindi parassitarsi con loro, va tenuto presente che possono mantenere il virus nell’organismo anche per più di sei mesi".

Che fare?

"È importante considerare la possibilità di una diagnosi di West Nile in tutte le persone che, in particolare d’estate e nelle aree endemiche, sviluppano febbre elevata e disturbi neurologici acuti, simili a quelli di una meningite o encefalite. Bisogna valutare i sintomi e la storia recente del paziente, sapere se ha soggiornato in zone dove la malattia è endemica rappresenta un’informazione fondamentale. Per la piena conferma servono ulteriori indagini tra queste la puntura lombare che permette di accertare infezioni sospette a carico del cervello".