Così i pedofili adescavano ragazzini. Una testimone: "Willy fuggì da un uomo"

Omicidio Branchi, nuovi agghiaccianti retroscena: i pedofili adescavano i ragazzini attraverso una manovalanza violenta. E una donna vide il ragazzo poche ore prima della tragedia: "Una persona lo seguì, lui aveva paura e scappò"

L’inchiesta è stata riaperta dopo 26 anni, il 10 novembre 2014. Nuovi retroscena. Nella foto il fratello Luca

L’inchiesta è stata riaperta dopo 26 anni, il 10 novembre 2014. Nuovi retroscena. Nella foto il fratello Luca

Ferrara, 27 aprile 2016 - I ragazzini venivano scelti, adescati e portati nei luoghi dell’orrore. E chi decideva le prede erano tre o quattro adulti, i quali poi si servivano di manovalanza composta da persone violente e fisicamente prestanti per lo svolgimento dei festini pedofili e omosessuali.

Emergono nuovi, agghiaccianti, retroscena nell’inchiesta che sta facendo luce sull’omicidio irrisolto di Willy Branchi, il diciottenne trovato cadavere nel 1988 lungo l’argine del Po a Goro. Un mondo sommerso che carabinieri e procura, combattendo il muro di omertà, giorno dopo giorno sono riusciti a fare emergere e a ricostruire il giro di insospettabili (tra professionisti e gente in voga anche da fuori regione), tracciando la mappa dei vizi sessuali e delle violenze contro ragazzi di 15 o 16 anni, abusati in cambio di una mancia o della maglietta desiderata.

Le vittime, addirittura frustate per il piacere personale del depradavo di turno, non venivano pescate a caso, meglio se facilmente adescabili, di famiglie modeste, deboli o, peggio, con deficit cognitivi. Stando a fonti investigative, uno dei sospettati dell’omicidio, in passato avrebbe abusato di un minorenne con le stesse caratteristiche di Vilfrido, trasformando la sua vita da quel momento in un inferno.

Poi c’era il giovane Willy, da chi gli voleva bene definito un pezzo di pane. Ma con un difetto: fidarsi troppo e non capire il confine tra bene e male. In quella rete di orchi venne attirato probabilmente prima di compiere la maggiore età. Il pomeriggio del 29 settembre 1988, poche ore prima di essere barbaramente ammazzato con una pistola da macello, una testimone – sentita dal Carlino e da Chi l’ha visto?, in onda questa sera – notò che il suo portafoglio era pieno di soldi: 200 o addirittura 300mila lire.

Come faceva ad avere tutta quella disponibilità economica un ragazzo di 18 anni che non lavorava e proveniva da una famiglia modesta? Il portafoglio fu l’unico oggetto trovato accanto al cadavere nudo del ragazzo ma all’interno c’era solamente qualche moneta delle vecchie 100 lire. La testimone notò anche un altro particolare che oggi potrebbe essere determinante per l’indagine: «Un uomo di mezza età, in bicicletta, quel pomeriggio continuava ad osservare Willy il quale aveva paura e, pochi istanti più tardi, scappò».

Tornando all’inchiesta, un nuovo elemento riguarda i vestiti regalati, nuovi di zecca, che indossava Vilfrido.Magliette e altri indumenti che i suoi aguzzini acquistavano spesso in un negozio di abbigliamento della zona. «Il quadro che è emerso dopo tre anni di lavoro – chiosa l’avvocato della famiglia, Simone Bianchi – è raccapricciante e molto preoccupante. Gli inquirenti si sono fatti strada sgomitando tra un’omertà dilagante. Sono poche le persone che ci hanno aiutato in questo percorso ma nonostante tutto siamo arrivati a ricostruire quel mondo di perversione, mai fino ad oggi venuto a galla, dando un volto a coloro che vi prendevano parte».