Willy Branchi, indagati due fratelli. Il caso torna in tv a 'Le Iene'

Proseguono le indagini sull'omicidio del 18enne di Goro, trovato nudo e con la testa fracassata lungo l’argine del Po nel settembre del 1988. La vicenda su Italia Uno

Il luogo del ritrovamento del cadavere e nel riquadro Willy Branchi

Il luogo del ritrovamento del cadavere e nel riquadro Willy Branchi

Ferrara, 26 agosto 2019 - La “motorella” potrebbe essere la chiave di tutto. E a bordo della stessa, con il corpo agonizzante (o già morto) di Willy Branchi, potevano sedere i due attuali indagati per omicidio. Un’indagine, quella che sta cercando di portare alla luce gli assassini del diciottenne di Goro, trovato nudo e con la testa fracassata lungo l’argine del Po all’alba del 30 settembre 1988, che continua ad andare avanti contro tutto e tutti.

Willy Branchi aveva soltanto 18 anni (BusinessPress)
Willy Branchi aveva soltanto 18 anni (BusinessPress)

Anche contro certi attacchi del paese. Le iscrizioni, per il reato principale di omicidio volontario -  contestato per la prima volta dopo a Valeriano Forzati nell’88, poi prosciolto -, come detto sono due. Due fratelli di Goro che Procura e Nucleo Investigativo sono arrivati incrociando attività tecnica e testimonianze di oggi e di allora. Ma non sono i soli. Sul registro degli indagati, ma con l’accusa di falso, ci sono poi altre otto persone, una già a processo (Carlo Selvatico). Tra loro c’è don Tiziano Bruscagin - che con le sue parole al Carlino nel 2014 permise la riapertura dell’inchiesta - il quale deve rispondere pure di calunnia; poi il medico Pierluigi Bordoni e Patrizio Mantovani, pescatore del paese. Tra i nomi finiti sotto la lente degli inquirenti anche quelli dell'ex sarto Rodrigo Turolla e della moglie Luisa Barini.  

Carabinieri e Procura, con il fondamentale aiuto della famiglia Branchi e dell’avvocato Simone Bianchi, sono riusciti ad individuare la Via Crucis del povero Willy. Iniziata in via Buozzi, proseguita in via Mezzano e terminata lungo l’argine, sotto il cartello di Goro.

Via Buozzi, innanzitutto: qui il ragazzo sarebbe stato attirato da qualcuno e pestato a sangue. Il sarto Rodrigo Turolla, con parte di casa che sbuca proprio su via Buozzi, raccontò che l’indomani dell’assassinio sentì dire che «Willy era stato caricato» in quella zona. Poi trovò un laccio di una felpa sul suo garage.

Via Cervi: qui, in quell’epoca, c’era una stalla con grossi anelli al muro per le mucche. Secondo un altro teste, ad uno sarebbe stato legato Willy, seviziato e colpito con una pistola da macello. In quei frangenti potrebbe essere morto, ecco dunque il bisogno di sbarazzarsi del cadavere.

Terza scena: il ritrovamento sull’argine. Da via Mezzano, il percorso è di pochi metri, attraverso una vecchia stradina sterrata. Ma con il Po a due passi, perché lasciarlo lì?  Un avvertimento per altri? O, per liberarsene in fretta, terrorizzati dall’essere scoperti? Quella notte, qualcuno sentì un cane abbaiare e correre nervosamente. Proprio l’animale potrebbe aver messo in fuga gli assassini, costretti a gettare il corpo dal cassone dell’Apecar. Un mezzo che torna alla ribalta grazie alle parole intercettate tra il sarto e don Tiziano: «Una donna - disse il primo - è venuta a casa a dire che lui è stato caricato... Su una motorella...». Intanto, tra i fiori accanto al cippo in memoria di Willy, è stato lasciato un biglietto scritto in stampatello: ‘Ciao Willy, verrà fuori la verità prima o poi’.

Questa sera alle 21 l'intera vicenda tornerà su Italia 1 nello speciale del programma Le Iene.