Willy Branchi, il fratello: "Io, minacciato in paese. Paura? Mai"

Lo sfogo di Luca: "L’ex parroco sa tutto. Ho scritto una lettera a papa Francesco. Deve intervenire e fargli dire la verità"

Luca Branchi con l’avvocato Simone Bianchi

Luca Branchi con l’avvocato Simone Bianchi

Ferrara, 28 ottobre 2018 - Circondato da muri di silenzio e minacciato per la battaglia di verità che da trent’anni sta combattendo. Nonostante tutto Luca Branchi, fratello di Willy, il 18enne massacrato a Goro nel settembre del 1988, guarda avanti. Incassa un altro risultato nell’inchiesta sulla morte del giovane e lancia un appello, chiedendo l’aiuto di papa Francesco. «Perché io posso girare a testa alta – afferma –. E siamo noi, i familiari, a portare il peso della morte dei Willy. Non don Tiziano». Già, don Tiziano Bruscagin, ancora lui. L’ex parroco di Goro è stato (nuovamente) indagato per false informazioni al pm. In una conversazione con l’avvocato dei Branchi, Simone Bianchi, il sacerdote ha detto di «portare il peso» di quella tragedia. Benzina sul fuoco della rabbia del fratello.

Luca, cosa ha provato quando ha appreso questa notizia?

«Quella persona insegna la religione, si è occupata dei bambini e dice messa. È ora che la curia di Padova (sotto la cui giurisdizione ora opera il don, ndr) faccia qualcosa. Non si può rimanere in silenzio».

È rimasto deluso dal comportamento della Chiesa?

«Da quattro anni chiediamo che qualcuno convinca il parroco a parlare. Ma nessuno fa nulla. Dovrebbero vergognarsi tutti, dal primo all’ultimo (il dolore prende il sopravvento. Luca Branchi, in lacrime, interrompe la conversazione per qualche minuto)».

La procura ritiene che don Tiziano non dica tutto quello che sa. E anche voi.

«Lui sa tutto. E sta prendendo in giro tutti. Come si permette: è ora che dica la verità. Quello che sta accadendo è una vergogna per la Chiesa».

Lei ha scritto due lettere al papa. Cosa gli ha chiesto?

«Spero che ci ascolti e che intervenga. Deve convincere don Bruscagin a dire la verità sulla morte di mio fratello».

Di recente è stato vittima di un episodio inquietante. Cosa è successo?

«È accaduto qualche settimana fa. Sono stato avvicinato da un uomo del paese che mi ha minacciato. Del fatto è stata messa a conoscenza l’autorità giudiziaria e ci saranno indagini».

Non ha avuto paura?

«Mi ha fatto ridere. Io non ho mai avuto paura. Anzi, quanto è accaduto ha rafforzato le mie convinzioni».

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In questi anni siete stati spesso soli in questa battaglia. Ha mai pensato di rinunciare?

«Meglio soli che male accompagnati. Io giro a testa alta. So quello che ho fatto e quello che ha sopportato la mia famiglia. Vado avanti».

Cosa si aspetta da questi nuovi sviluppi?

«Che papa Francesco faccia parlare don Tiziano. Non possiamo più andare avanti così».

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