Caso Branchi, don Tiziano in procura con il ‘body guard’ per l’interrogatorio

Un’ora e mezza nell’ufficio del pm Tittaferrante: deve rispondere di false informazioni. Il legale: "Non rilasciamo nessuna dichiarazione". E una terza persona allontana in malo i cronisti

Don Tiziano Bruscagin oggi al suo arrivo in Procura  per l’interrogatorio davanti al pm Tittaferrante

Don Tiziano Bruscagin oggi al suo arrivo in Procura per l’interrogatorio davanti al pm Tittaferrante

Ferrara, 14 maggio 2015 - Un’ora e mezza davanti ai carabinieri e al sostituto procuratore Giuseppe Tittaferrante. Tanto è durato l’interrogatorio di don Tiziano Bruscagin, da sabato indagato per aver fornito false informazioni al pm in occasione di un colloquio avvenuto il 17 aprile sempre in Procura in merito all’omicidio di Willy Branchi. Il sacerdote, per 32 anni alla guida della parrocchio di Goro e oggi parroco moderatore di cinque frazioni del padovano, si è presentato in via Mentessi alle 15 in compagnia del suo avvocato, Milena Catozzi, e di una terza persona, un autista che lo ha poi atteso fuori dal tribunale ‘proteggendolo’ dai cronisti con modi molto spicci e verbalmente minacciosi come fosse il suo body guard.

Al momento nulla è trapelato sull’interrogatorio, così l’avvocato Catozzi: «Non rilasciamo nessuna dichiarazione, la fase delle indagini è troppo delicata». Bocca cucina anche da parte di don Tiziano il quale, proprio in un’intervista registrata al nostro giornale del novembre scorso disse di conoscere i nomi dei presunti responsabili dell’atroce assassinio di Vilfrido, avvenuto la notte tra il 29 e il 30 settembre 1988. Ma poi, davanti al pubblico ministero, ha negato di conoscere ma di aver sentito semplicemente «voci di popolo».