Willy Branchi, indagati per falso un medico e un pescatore

Avrebbero raccontato fatti al pm contrastanti con quelli di altri testimoni. Le difese: "Già chiarito tutto"

Un carabiniere davanti alla tomba di Willy

Un carabiniere davanti alla tomba di Willy

Ferrara, 6 dicembre 2018 - Il reato è il 371bis del codice penale, ovvero false informazioni davanti al pubblico ministero. L’inchiesta è quella relativa all’omicidio di Vilfrido Willy Branchi, avvenuto il 29 settembre 1988. Dopo don Tiziano Bruscagin – per 32 anni parroco di Goro, indagato due volte in quattro anni – e Carlo Selvatico – pensionato e oggi imputato, il 13 marzo la prossima udienza –, la lista degli indagati ora si allunga. Già, perché altre due persone dovranno difendersi da quella stessa accusa: Pierluigi Bordoni e Patrizio Mantovani.

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Bordoni, neurologo con studi in città, Comacchio e Codigoro, figlio dell’ex medico di base di Goro al quale è stata dedicata una piazza, è stato sentito sabato dal pm Andrea Maggioni e dai carabinieri del nucleo Investigativo, inizialmente come persona informata sui fatti. Uscendo però da quella ‘chiacchierata’ da indagato. Il motivo? Dichiarazioni che sarebbero in contrasto con quelle rese da altri due testimoni molto legati con uno dei presunti responsabili dell’assassinio. Al centro vi sarebbe un ricovero di quest’ultimo subito dopo la morte di Willy, ricovero – stando agli stessi testimoni – collegato proprio al dottor Bordoni. Il quale però, agli inquirenti avrebbe più volte ribadito di non ricordarsi quel fatto.

Da qui la contestazione e l’iscrizione per falso. «Non abbiamo nulla da nascondere – chiosa l’avvocato Marco Linguerri – Il dottor Bordoni si è già messo a disposizione del pm rispondendo a tutte le domande, con la comprensibile difficoltà di ricordare dettagli risalenti a trent’anni fa. Con ciò, ritiene di aver definitivamente chiarito la sua posizione e confida nell’operato della magistratura». Nella prima inchiesta, riaperta nel 2014, Bordoni era già stato sentito come testimone due volte.

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Ma tra i nuovi indagati c’è anche Patrizio Mantovani, 64enne pescatore di Goro, il cui racconto cozzerebbe con quello reso da una donna. Quest’ultima, infatti, ricordò un episodio ben preciso datato 29 settembre 1988, l’ultima sera di Willy. Erano le 18 e lei era con Vilfrido fuori da un locale di Goro. «A noi – raccontò il 27 agosto 2015 in procura – si univa Patrizio Mantovani». E davanti a quei tre continuava a passare in bici uno dei presunti responsabili dell’omicidio. «Ad un tratto – continuò – ho sentito Mantovani dire sottovoce a Willy: guarda che sta cercando te. E quelle cose che porti addosso te le compra lui?». Willy, impaurito, reagì dicendo che «se insiste e mi fa del male – riferito al ciclista – lo dico a mio fratello». Un episodio che Mantovani ha ribadito anche ieri agli inquirenti di non ricordare. «Quello che sapeva – spiega l’avvocato Alessandra Pisa – l’ha detto nella totale e massima trasparenza senza nascondere niente. Rimaniamo a disposizione della magistratura».