
È stato uno scambio informale tra i vertici locali dello stabilimento ferrarese e i rappresentanti dei lavoratori. Al centro, le...
È stato uno scambio informale tra i vertici locali dello stabilimento ferrarese e i rappresentanti dei lavoratori. Al centro, le prospettive del mercato per rimettere in marcia l’impianto di Yara. È di qualche giorno fa l’annuncio, da parte del legale rappresentante del colosso norvegese dei fertilizzanti, della forte preoccupazione legata al costo dell’energia per far ripartire gli impianti. Al momento non ci sono prospettive certe: l’impianto di piazzale Donegani – nel cuore del Petrolchimico – è fermo, al momento, per il ciclo manutentivo realizzato dalla multinazionale ogni quattro anni. I lavori, stando a quanto prospettato dai vertici aziendali, dovrebbero interrompersi nel corso della prima settimana di marzo. È da lì in poi che si apre il punto interrogativo. Che succederà? L’orientamento sembra essere quello della cautela e dell’attesa. La variabile è la fluttuazione del prezzo del gas sul mercato. Una situazione complessa, quella di Yara, benché siano da escludere ripercussioni sul piano della tenuta occupazionale. In queste righe, raccontiamo una storia che in qualche modo abbiamo già narrato con la speranza che l’epilogo non sia negativo. L’impresa leader nella produzione di fertilizzanti e ammoniaca insediata a piazzale Donegani, il 28 novembre del 2023 annunciava un graduale stop degli impianti, sempre per via dell’impennata dei prezzi. Stesso scenario, stessi problemi. Ma c’è un altro precedente, ancor più remoto, di cui demmo conto sempre su queste colonne. Era il 4 ottobre del 2021 quando riportavamo la notizia che Yara aveva annunciato la necessità di fermare gli impianti. E il motivo era legato all’impennata registrata sui prezzi delle forniture energetiche. L’auspicio della multinazionale è che da parte dell’esecutivo si intervenga affinché i prezzi del gas possano essere compatibili non solo con la continuità produttiva, ma anche con l’esigenza di marginalizzare. A Ferrara, ricorda Caterini, "c’è l’unico sito in Italia che produce ammoniaca e una sua fermata produttiva avrebbe l’effetto di non garantire la continua disponibilità di una sostanza indispensabile per numerose filiere dall’agricola all’automotive".
f. d. b.