
Il vicepresidente regionale: "Si tratta di un imprescindibile sito industriale del nostro territorio. Bisogna definire nuovi equilibri, necessario un grande patto sociale tra le generazioni". .
"Non sarà possibile uscire da questa situazione senza uno sforzo comune e collettivo che tenga conto della assoluta necessità per l’impresa di ridefinire il proprio posizionamento dell’azienda sui mercati globali. Dobbiamo lavorare per favorirne la tenuta e, auspicabilmente, la rinascita, grazie ad una ritrovata competitività.". È la posizione ufficiale di Confindustria Emilia che parla per bocca del vicepresidente Gian Luigi Zaina intervenendo sulla crisi Berco. "Fino ad ora – precisa Zaina – non eravamo mai intervenuti sulla vicenda, nel rispetto della consegna che ci siamo sempre dati in questi casi: quella del silenzio. E non intendiamo entrare nemmeno ora nel merito delle dinamiche interne tra azienda e organizzazioni sindacali. Non ne avremmo nemmeno titolo. Ma non possiamo restare senza parole di fronte alla difficoltà della più grande azienda meccanica ferrarese".
L’analisi del contesto. "Situazioni come quella di Berco – analizza Zania – sono figlie di un problema locale o specifico, ma, piuttosto la manifestazione concreta di problemi ben più grandi, nemmeno soltanto italiani. Scarsi investimenti infrastrutturali nel nostro Paese, aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime, la fiducia dei mercati minata dalla messa in discussione di liberi scambi internazionali con la minaccia di dazi". Secondo il numero due di Confindustria Emilia "non si può prescindere da un’ analisi di contesto e nemmeno possiamo abdicare dalle responsabilità che l’odierno scenario impone a tutti noi di considerare, se vogliamo davvero parlare di futuro, competitività e sviluppo".
In questo ragionamento, è centrale il tema della transizione. "La transizione – spiega – necessita di un grande patto sociale tra le generazioni, lo spazio per la robotica e l’intelligenza artificiale è dei giovani, quelli che corriamo però il rischio di farci sfuggire se le nostre fabbriche saranno inadeguate. E i lavoratori attuali non vanno lasciati soli, le istituzioni debbono farsi carico della loro riqualificazione o ricollocazione". "Mentre tutti ci stiamo attrezzando per affrontare queste sfide – osserva Zaina – l’assenza di una visione industriale europea, la mancanza di una politica energetica continentale, un fuorviante ideologismo di tipo ambientalista concorrono a determinare uno scenario drammatico per chi fa impresa, lasciando solo l’imprenditore. Non è un caso che anche la Germania presenti i conti in rosso nell’anno appena concluso. E tutti siamo perfettamente consapevoli di quanto la nostra manifattura dipenda dal mercato tedesco. Tra l’altro tutto il settore meccanico provinciale sta attraversando mesi estremamente difficili. Il caso Berco è emblematico, anche perché è il portato di una serie di concause che le recenti crisi della guerra in Ucraina e la conseguente impennata dei costi energetici hanno contribuito a rendere tempesta perfetta".
f. d. b.