
Enrico Zuffellato, titolare della Zuffellato Technologies
È il colore verde a colpire di più. Le grandi vetrate danno sul giardino. Il primo passo proietta immediatamente in una dimensione abbastanza inedita a queste latitudini, qualcosa che sa di futuro, di oltre confine benché profondamente ancorato al territorio. La Zuffellato Technologies è un viaggio fra generazioni. Una storia che compie cinquant’anni – e che oggi verrà celebrata a partire dalle 18 a palazzo dei Diamanti – che intreccia la grande Storia della Olivetti. Perché Zuffellato nasce proprio come emanazione di quella che fu una gloria produttiva dell’Italia che cresceva. Era il 1975, in radio passava Gloria Gaynor e Claudio Baglioni con ‘Sabato pomeriggio’. Enrico Zuffellato ha da poco superato la soglia dei quarant’anni e da qualche tempo in qualità di amministratore delegato, assieme alla sorella Barbara, ha ereditato il testimone di un’impresa nata dall’intuizione della madre Vittorina Nori e del padre Giovanni Zuffellato.
Zuffellato, l’azienda è partita quando la tecnologica si estrinsecava nei primissimi calcolatori, adesso ci confrontiamo con l’intelligenza artificiale. Qual è la ricetta per reggere le evoluzioni del mercato?
"La tecnologia da quegli anni fino ai giorni nostri ha avuto un’evoluzione incredibile e le accelerazioni dei processi a cui abbiamo assistito in questi anni sono state fulminee. La prima scelta strategica che fece l’azienda fu quella di cambiare mercato e spostarsi dagli hardware ai software per le aziende. La quadra l’abbiamo trovata contemperando le esigenze di un mondo che stava cambiando e di una visione prospettica".
Cos’è rimasto dello spirito iniziale maturato in Olivetti?
"Un tempo si chiamava ‘famiglia’ Olivetti, composta non solo dai vertici aziendali ma da tutti i collaboratori. Quella ‘palestra’ fu fondamentale e vive ancora anche nella seconda generazione rappresentata da me e da mia sorella. Il passaggio generazionale, che ha garantito la continuità, è stato fondamentale".
Quando ha capito che avrebbe fatto l’imprenditore nella sua vita?
"Ho respirato l’azienda da quando sono nato e ho capito fin da piccolissimo che la mia predisposizione era proprio quella di fare l’imprenditore. Quando mio padre è venuto a mancare nel 2008, mia mamma – la parte visionaria dell’architrave aziendale – ha posto me e mia sorella di fronte a bivio. O continuare l’attività di famiglia, oppure cedere alle offerte di altri player che nel frattempo si erano fatti avanti. Ha prevalso la prima".
È soddisfatto?
"Penso che i cinquant’anni siano un traguardo da festeggiare ma non un approdo. Semmai una nuova partenza, per fare meglio. L’obiettivo dell’imprenditore, per come lo vedo io, non per forza è puntare solo al fatturato ma creare posti di lavoro".
Ultimamente avete scelto di investire risorse umane e finanziarie sul versante dell’Agroalimentare. Cosa fate e perché orientarsi in questo mondo?
"Noi facciamo un software che monitora il prodotto, dall’inizio alla fine del ciclo. Dai campi agli scaffali della grande distribuzione. È un settore molto stimolante, che ha peraltro ampi margini di crescita. Questo ci ha permesso di lavorare con importanti partner come Bf- Agroindustriale. Da ultimo, lavorare in questo comparto, rappresenta una volta di più la volontà di lavorare sul territorio e per il territorio. Ferrara non è una piazza facile, ma noi siamo sempre stati qui e continuiamo a crederci. Con visione e pragmatismo, che sono le componenti della sintesi che abbiamo trovato".