Ferrara, 12 ottobre 2010 - CERCATE l’azzurro. Potrebbe essere questa l’insolita ‘caccia al tesoro’ da proporre ai visitatori della mostra di ‘Chardin. Il pittore del silenzio’ che, dopo l’inaugurazione in programma sabato prossimo alle 18, a palazzo dei Diamanti, sarà aperta al pubblico da domenica 17 ottobre al 30 gennaio.

Che sia infatti il nastro del vestito della Bambina col volano, o la decorazione della brocca in maiolica della natura morta dipinta nel 1733, o l’interno della valigetta in Necessaire per fumatore o ancora la copertina della cartella che raccoglie i lavori del Giovane disegnatore, nelle opere di Chardin un tocco d’azzurro non manca quasi mai. Tanto d’aver indotto — con il beneplacito del curatore della rassegna, Pierre Rosenberg (il massimo esperto del pittore francese,) — chi ha allestito ilpercorso espositivo a dipingere di azzurro (per la precisione un azzurro carta da zucchero intenso) le pareti della galleria al piano terra di palazzo dei Diamanti.

Lo stesso colore torna poi nello sfondo dei depliant della rassegna e in buona parte del materiale stampato da Ferrara Arte per questa mostra, la prima mai dedicata a Jean Siméon Chardin (1699-1779) in Italia e in Spagna (la rassegna è organizzata insieme al Museo del Prado di Madrid dove sarà allestita dal 28 febbraio al 29 maggio del prossimo anno.

Dunque la passeggiata tra le 52 opere di quello che è stato definito uno dei più originali artisti del suo tempo sarà un tuffo nell’azzurro.
Ma le ‘chicche’ della mostra (che ieri il Carlino ha potuto visitare in anteprima mentre è ancora in corso l’allestimento) non finiscono qui.

AI DIAMANTI, infatti, per la prima volta — come rivela Maria Luisa Pacelli, direttrice della rassegna insieme ad Andrea Buzzoni — saranno esposte insieme le tre tele dal titolo Le bolle di sapone dipinte da Chardin lo stesso a anno (1734) ed ora rispettivamente di proprietà del Los Angeles County Museum of Art, della National Gallery di Washington (è da questo quadro che è stato tratto il logo della mostra) e del Metropolitan Museum di New York.
««Sarà interessante comparare le tre opere — considera Maria Luisa Pacelli — anche per capire qualcosa di più del lavoro: ricordo, ad esempio, che Chardin, cosa piuttosto inusuale per i pittori del ’700, non disegnava sulla tela ma usava direttamente il pennello».

E se Le bolle di sapone sono tutte e tre attibuibili con certezza al pittore (che aveva realizzato anche una quarta tela, oggi dispersa), da un altro confronto — quello tra due versioni de La Governante — si potrà invece cogliere la differenza tra un dipinto realizzato in toto dal Maestro e uno al quale, è opinione diffusa, lavorarono anche artisti della sua bottega.

Afflitto da problemi alla vista, Chardin, nell’ultima parte della sua vita fu costretto a passare dalla pittura ad olio al pastello. Ai Diamanti non mancheranno due ritratti realizzati con questa tecnica, così come si potrà ammirare — appeso in una posizione che lo valorizza in pieno — l’incantevole Vase de fleurs. Anche questo un’esclusiva per il pubblico di Ferrara Arte e del Prado visto che Chardin («l’artista che ha elevato la natura morta al rango della grande pittura») dipinse una sola opera, appunto questa, in cui ci sono solo fiori.