Amos Gitai porta sullo schermo il mito di Doña Gracia

Il regista israeliano al Meis il 18 aprile per parlare del nuovo film sulla icona del Rinascimento

Un ritratto di Gracia Nasì, che nel Rinascimento favorì assieme agli Estensi l’arrivo in città degli ebrei sefarditi

Un ritratto di Gracia Nasì, che nel Rinascimento favorì assieme agli Estensi l’arrivo in città degli ebrei sefarditi

Ferrara, 6 aprile 2018 - Un regista colto e raffinato insegue una donna ricchissima e influente. Passa da Ferrara il viaggio del grande regista israeliano Amos Gitai, sulle tracce di Doña Gracia Nasì, una delle figure più importanti per l’ebraismo, nella nostra città e nel resto d’Europa. Nel ’500, l’epoca in cui visse, quella che oggi potrebbe essere considerata una ‘business woman’ scelse proprio Ferrara – grazie alla politica di tolleranza della casa d’Este, promotori dell’arrivo in città degli ebrei sefarditi – per spogliarsi della propria facciata cristiana, cui era stata costretta dall’Inquisizione. Ricchissima – era moglie del potente banchiere portoghese Francisco Mendes –, costretta a riparare fuori dal proprio paese, attraversò vari paesi. Ma proprio a Ferrara, nel suo pur breve soggiorno (tra il 1548 e il 1551) lasciò un’impronta indelebile. Chiese, e ottenne dal duca Ercole II l’esonero dai limiti che gli Statuti del tempo imponevano alle donne: riuscì così, gestendo il proprio impero bancario e commerciale, ad aiutare la fuga dei ‘marrani’ (gli ebrei sefarditi costretti ad abbracciare la religione cristiana) dal Portogallo, e patrocinare fondamentali iniziative culturali ed editoriali. Si deve a lei, tra l’altro, la pubblicazione dellaprima Biblia en lingua espanola tradotta dall’ebraico, e la Consolazione delle tribolazioni di Israele.

Una figura, per molti versi, carismatica e moderna. Che ha catturato l’attenzione di Amos Gitai, regista nato ad Haifa, che da quarant’anni indaga con la macchina da presa la complessità dell’identità ebraica e israeliana nelle sue radici umane, culturali, filosofiche ed economiche. Mercoledì 18 aprile l’autore di Golem, lo spirito dell’esilio (1992), Terra promessa (2004), Rabin, the last days (in concorso alla mostra del cinema di Venezia) e del recente Tsili, sarà ospite del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah, proprio per presentare in anteprima il suo nuovo progetto cinematografico. Un film su Doña Gracia, imprenditrice ante litteram abile e piena di risorse, leader della diaspora sefardita e generosa benefattrice delle imprese ebraiche, incarnazione vivente della solidarietà appassionata tra gli esuli.

In città, il regista israeliano effettuerà sopralluoghi in vista delle riprese su quella che, arrivata come Beatriz de Luna – il nome cui era stata costretta dall’Inquisizione –, si trasformò in breve come una protagonista cardine del Rinascimento. Gitai, che per il ruolo di protagonista ha già scelto la grande attrice francese Isabelle Huppert, spiegherà in anteprime il progetto in una conversazione al Meis con la direttrice del museo Simonetta Della Seta e con lo scrittore Alain Elkann. Definito da molti critici il regista dell’esilio, Amos Gitai marcherà dunque con la sua presenza a Ferrara – al Meis, e nelle strade in cerca di location per il nuovo film – il ricordo di una donna, Gracia Mendes Nasì, che proprio nell’esilio è stata capace di imporre il proprio carisma.

Stefano Lolli