Libri, i legami umani protagonisti del saggio di Laura Martignani

La scrittrice ferrarese tratta i rapporti che si indeboliscono: "La soluzione è migliorarsi, non prevalere"

Laura Martignani

Laura Martignani

Ferrara, 9 aprile 2019 - Cosa succede se competere non è solo uno slogan pubblicitario, ma diventa la base dei nostri rapporti sociali? Parte da qui la giovanissima Laura Martignani, nel saggio L’indebolimento dei legami umani (Divergenze edizioni), presentato nei giorni scorsi alla libreria Altrove con la psicologa Marica Malagutti.

Laura Martignani, bolognese classe 1998, ha vissuto per lungo tempo a Ferrara, dove ha frequentato il liceo Carducci, prima di iscriversi all’università di Verona, dove attualmente studia Lingue. Il suo saggio illustra come la società dei consumi, con l’illusione del progresso, va allontanando tra loro gli uomini, e come l’inganno della lotta per il benessere stia minando alle basi il concetto di comunità. “Il libro è nato un po’ per caso – spiega l’autrice – dopo un articolo sulla Cina e sull’indebolimento dei legami umani, uscito sul web magazine Kultural”.

Da qui la conoscenza e la collaborazione con Fabio Ivan Pigola (editore della casa editrice che ha pubblicato il suo libro): “Dall’articolo era rimasto fuori molto, per questo abbiamo deciso di realizzare un saggio che includesse il confronto tra le diverse culture e il loro modo di intendere i legami”. L’interesse di Laura Martignani per la Cina arriva quando durante le superiori a Ferrara; un anno lo svolge proprio in Oriente.

“Da subito ho notato molte differenze, non solo di cultura e di lingua, ma anche di mentalità – spiega – i legami all’interno della famiglia, per esempio, se da noi sono molto affettuosi e calorosi, in Cina sono poche le dimostrazioni di affetto, anche verso i neonati. Ho trovato molta difficoltà a costruire legami duratori, mentre molto forte è la competizione, in famiglia, a scuola e nel lavoro, anche in Occidente. Questo, spesso, rischia di indebolire i legami umani”. Per la scrittrice, bisognerebbe dare più spazio alla competizione positiva, ovvero “mai prevalere sugli altri facendoli sentire peggiori rispetto a noi, ma affinare le nostre competenze facendolo per noi stessi: migliorare anziché prevalere”.