«Bassani e il ritrovato manoscritto di poesie»

Ieri all’Ibs Libraccio Paola Bassani ha presentato il suo libro e dialogato con Vittorio Sgarbi. «Tra le sue ispirazioni c’è tanto cinema»

Paola Bassani e Vittorio Sgarbi (foto BusinessPress)

Paola Bassani e Vittorio Sgarbi (foto BusinessPress)

Ferrara, 22 novembre 2016 - Un tuffo nei ricordi e uno sguardo fisso sul presente. Libri appena scritti che raccontano il passato e altri che vedranno forse presto pubblicazione. Con Vittorio Sgarbi a raccontare di Giorgio Bassani, l’imprevisto diventa scoperta. Come scova i quadri in giro per il mondo, dando loro nuove attribuzioni, così scopre manoscritti bassaniani, ritrovati in qualche polverosa bancarella.

In occasione della presentazione del libro di Paola Bassani, ‘Se avessi una piccola casa mia. Giorgio Bassani, il racconto di una figlia’ (edizioni La nave di Teseo) ieri all’Ibs Libraccio, infatti, il critico d’arte racconta di un bolognese che poco tempo fa gli ha fatto una rivelazione. «Per una sera ho avuto tra le mani un quaderno, con una trentina di poesie di Giorgio Bassani – spiega Sgarbi –, scritte tra il 1938 e il 1939. Un manoscritto di poesie inedite che presto si potrebbe pubblicare». Tra gli Sgarbi e i Bassani, i ricordi si incrociano e si confondono, sono lunghi una vita. Più vite. Un pranzo di tanti anni fa, a Fossadalbero, dove le due famiglie si ritrovarono.

«Conservo nella memoria una bella immagine di Casa Sgarbi – racconta Paola Bassani, figlia dello scrittore –. C’erano anche Vittorio ed Elisabetta, eravamo tutti giovani e zitti, ascoltavamo in silenzio i nostri genitori». Nel libro, come nell’incontro dove per l’occasione è presente anche il critico letterario Filippo La Porta, si raccontano i personaggi conosciuti da Bassani ma comuni anche a Vittorio Sgarbi. «Leggere il libro della Bassani è come leggere la mia biografia» racconta il critico d’arte. «Ho fatto una scoperta leggendo l’opera di Paola Bassani – spiega invece La Porta –: quanto Giorgio Bassani prendesse spunto dai film. La finestra sul cortile di Hitchcock per la Lunga notte del ’43, Luce d’inverno di Bergman per L’airone. Bassani era un pendolo tra impegno civile e saggia misantropia, era moderno senza essere modernista».

In occasione del centenario dalla nascita, il libro raccoglie il «Ecco, Antonioni ha letto», diceva Bassani, parlando di Blow up. Sottointeso, neanche a dirlo, lo scrittore ferrarese si riferiva delle sue opere. Aneddoti che si ritrovano sfogliando le pagine del libro di Paola Bassani, che raccoglie racconto intimo di una figlia rispetto a un padre. La storica dell’arte e presidente della Fondazione Bassani, in dialogo con il critico letterario Massimo Raffaelli ricompone il ritratto, in alcune parti inedito, di un papà tanto amato quanto imponente.

Dall’amore per il tennis agli amori controversi visti con gli occhi di figlia, all’impegno civile e politico, si ripercorre la vita dell’autore del Giardino dei Finzi Contini, intrecciando vita e letteratura, romanzo e realtà fatta di fotografie inedite e lettere autografe. E proprio sul famoso giardino, Vittorio Sgarbi ironizza. «Un turista perché viene a Ferrara? Per una mostra? Per il Meis ancora incompiuto di cui sono stato il primo firmatario nel 2001 ma da cui ora, come Bassani, mi tagliano sempre fuori e non mi invitano mai a parlarne? – incalza Sgarbi –. No, un turista viene a Ferrara per cercare il giardino di Bassani, che dall’opera di Paola si scopre finalmente dov’è. Non nella città estense, ennesima ironia di suo padre, ebreo ferrarese che amava i paradossi».

Anja Rossi