
Ivaldo Bruciaferri, 77 anni, una vita da pescatore: tutti i suoi risparmi sono svaniti nel crac della vecchia CariFe
Ferrara, 15 marzo 2025 – Undici operazioni, otto alle ginocchia. Si muove con le stampelle. Ivaldo Bruciaferri, 77 anni, una vita da pescatore. "Sono salito su una barca che ero poco più di un bambino, con mio padre. Quanti sacrifici", racconta. La fierezza di un uomo di mare, che continua a lottare. "L’ultima volta non sono venuto in Comune a Ferrara, non riuscivo a fare quello scalone", spiega. Lunedì partirà da Goro, vuole esserci, far sentire la sua voce all’incontro convocato dagli azzerati Carife.
"Ho lavorato fino a 70 anni, mio padre mi diceva sempre che nella vita è importante il lavoro, la famiglia, risparmiare per la famiglia. Così ho fatto". Poi una mattina il direttore della banca di Goro l’ha chiamato. "Pensavo ci fossero carte da firmare". Nell’ufficio c’erano altre quattro persone, quella mattina scoprì che non aveva più nulla, che era un azzerato Carife, carta straccia i titoli, le obbligazioni. Spariti quei 130mila euro che aveva messo da parte, giorno dopo giorno.
Non ricorda più nulla, se è tornato a casa in bici, in auto. "Se sono uscito dalla porta o da una finestra, il buio". Al suo fianco la famiglia, la moglie e il figlio, che l’hanno sostenuto sempre. Il volto scolpito da mare e sole sembra, mentre parla, una roccia. "Ringrazio tutte le persone che mi sono state vicino, dobbiamo continuare a lottare. Non lo facciamo per noi ma per tutti, perché ci sia giustizia". Ha ricevuto il 30% dei sacrifici di una vita nel mare, quello stesso mare che adesso sta tradendo la sua gente. "Mio padre diceva che la pesca è riso e lacrime, con il granchio blu solo lacrime. Goro non ride più"
Dieci anni, adesso
"Era una mattina di fine novembre, all’ora di pranzo. Il direttore, conoscevo solo lui, mi disse se potevo andare in filiale. Pensai a qualche scadenza. Nell’ufficio c’erano quattro o cinque persone, non li conoscevo. Mi chiesero se sapevo perché ero lì, risposi che non ne avevo alcuna idea. Allora mi domandarono se leggevo i giornali, dissi che non avevo tempo, lavoravo dalle quattro di mattina, stivali nell’acqua. Furono loro a dirmi che non avevo più nulla. Mi è crollato il mondo addosso"
Non si è mai arreso
"Mai, sono uscito da lì sotto choc. Cosa dico a casa, a mia moglie, alla mia famiglia? Ma la mia famiglia mi ha dato forza, tante persone mi hanno dato forza. Ho cominciato a lottare per un diritto, per senso di giustizia. Ci sono persone che non hanno mai parlato, che si vergognano. Io non ho nulla di cui vergognarmi, quei soldi non li ho persi ad un tavolo da gioco, ma guadagnati andando per mare"
Siete andati a Roma, il primo viaggio
"Come fosse oggi. In corriera da Ferrara a Firenze, poi da Firenze a Roma per manifestare. Eravamo in tanti, anche adesso dovremmo essere in tanti. Mio padre mi ha insegnato che l’unione fa la forza, è molto vero"
Faceva parte di una cooperativa di pescatori?
"Ho continuato a lavorare fino a 70 anni, 52 anni di contributi"
Suo figlio è pescatore?
"Sì, qui a Goro lo siamo tutti, padri e figli, mogli e mariti. Goro adesso non ride per colpa del granchio blu. C’è il sole, il granchio si mette in moto, esce dal torpore, distrugge. C’è il sole, un brutto periodo per Goro. La gente non riesce più a pagare le rate del mutuo, si vedono tanti cartelli con scritto casa in vendita. Si vendono anche le barche, a prezzi stracciati. Anche se è un’occasione, cosa la compro a fare una barca che nella sacca non c’è più nulla. A niente serve"
Lunedì ci sarà?
"Con queste stampelle e quello scalone ci provo. Non corro, ma non mi lamento".